(6 aprile / 3 luglio 2017) - Lo si sospettava, diciamo che
ne eravamo certi, ma che il ponte sotto cui passava il canale Santa
Sofia esistesse ancora, sotto largo Meneghetti, e in che condizioni
fosse, andava verificato. Ne abbiamo avuto l’occasione lo scorso aprile,
grazie alla disponibilità di AcegasApsAmga e del Settore Edilizia
Pubblica del Comune di Padova, che ci hanno permesso di ispezionarlo per
effettuarne il rilievo nell’ambito del “Progetto Padova Sotterranea”,
ma anche in funzione dei ragionamenti che si stanno facendo, da parte
del Settore e della progettista, l'architetto Patrizia Valle, intorno al
restauro
del tratto di mura fra Arena e Castelnuovo, le cui tracce qui scompaiono
alla vista e andranno in qualche modo rimesse in luce, o segnalate in
qualche modo.
Il ponte era infatti parte integrante della cinta cinquecentesca e,
sebbene modificato nel corso dei secoli, risale al secondo o terzo
decennio del XVI secolo.
Il ponte aveva due arcate, protette da grade, grate scorrevoli verticalmente, in modo analogo al più noto ponte delle gradelle
di San Massimo o di quello dei Carmini. Ne è stata ispezionata solo
l’arcata orientale, inserita, già all’epoca dell’interramento del canale
(1874) nel percorso di una condotta che dal ponte di Santa Sofia si
dirama nelle due direzioni, sotto le vie Falloppio a sud e Morgagni a
nord. Ma non c’è ragione di escludere che anche l’altra arcata possa
essersi conservata, anche se non è chiaro se sia accessibile come questa
oppure sia stata completamente interrata. Andrà accertato appena
possibile. Intanto, godiamoci la vista di una altro suggestivo angolo
della Padova sotterranea. Anche se... non era nato per essere
sotterraneo!
È stato emozionante camminare sotto la profonda arcata (oltre 10 m),
con la volta, larga 4,60, praticamente intatta. E scoprire che si
conserva in perfetto stato, anche se in gran parte nascosta, la ghiera
settentrionale in blocchi di trachite, con il bordo sagomato. L’arcata è
tamponata ai due imbocchi e si presenta ora come un locale coperto,
quasi una casamatta. Nei due tamponamenti si aprono stretti passaggi che
danno accesso a due pozzetti, chiusi in superficie da tombini, e alla
condotta. Il cui tratto settentrionale, verso il Piovego, è un tubo
circolare in cemento, ma a sud è ancora l’elegante tunnel ottocentesco
con volta a botte in mattoni, percorribile, stando chini, per centinaia
di metri. Nell’arcata del ponte non vi è traccia visibile delle gole in
cui scorrevano le grade, forse nascoste dal tamponamento settentrionale, particolarmente spesso.
Diciamo subito che non si tratta di ambienti per i quali si possa al
momento prevedere un accesso pubblico, ma documentarli adeguatamente e
renderli noti a chi passerà da largo Meneghetti, mediante un
tradizionale pannello o un altro espediente tecnologicamente e
comunicativamente più aggiornato, se non con l'esposizione diretta,
anche parziale,, costituirebbe un importante contributo alla diffusione
della conoscenza, non solo del sistema articolato e affascinante
costituito dalle mura rinascimentali, ma più in generale della Padova
scomparsa, in questo caso della città d’acque che Padova è stata e si
spera possa tornare a essere, per quanto ancora possibile, anche
attraverso il recupero della memoria.
NOTA: Foto e rilievi effettuati nell'ispezione del 4 aprile 2017
sono stati consegnati sia al Settore Ediliza Pubblica che all’architetto
Patrizia Valle. Questo articolo giaceva nel nostro computer da molte
settimane. Altri impegni più pressanti ci hanno finora impedito di
pubblicarlo. Le indagini in corso per individuare il tracciato delle
mura nell’area di Porciglia, richieste dall’architetto Valle, e delle
quali vi daremo conto in seguito, ci hanno infine indotto a
pubblicarlo, con qualche aggiornamento.
Comitato Mura di Padova e Gruppo Speleologico Padovano CAI
“Progetto Padova Sotterranea”
Per lo stesso articolo sul sito del C.M.: http://bit.ly/2tLqf3S
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