Più di 50 persone puntuali alle 7 del mattino di domenica,
corriera piena. Sono presenti alcuni bambini, diversi ragazzi, giovani e
persone adulte, non manca nessuna fascia d'età!
La maggior parte sono amanti della montagna, di lunghe
passeggiate, di ferrate e ciaspolate, ognuno venuto per qualche motivo diverso,
ma in comune c'è la voglia di meravigliarsi, di lasciarsi incantare da una
delle forme più nascoste in cui si manifesta la natura, l'ambiente sotterraneo,
la grotta.
In corriera gli organizzatori dell'uscita ( Michele Marrone
e Mauro Baratto della Commissione Escursionismo del CAI di Padova) lasciano la
parola al nostro socio Adriano: la sua spiegazione del fenomeno carsico e la
descrizione delle particolarità della grotta che andremo a visitare sono come
al solito chiare e dimostrano una competenza profonda dell'argomento. Per
quanto sia abituato a sentirlo parlare, l'effetto che fa su di me come sugli
altri partecipanti è quello di essere di fronte ad una vera e propria guida ben
preparata, non un semplice accompagnatore!
Arriviamo al parcheggio, nei pressi di un rustico chiosco in
legno, a fianco di una caratteristica torre (torre Ravbar). Ci attende la guida
slovena del posto, Samsa Zvonko a cui si affianca una traduttrice.
Percorriamo il sentiero in discesa che ci porta alla riva
del fiume Unica e ci accorgiamo che il paesaggio intorno a noi ha un che di
catastrofico: sono tantissimi gli alberi e i rami caduti per terra, anche se si
vede che è stata fatta una certa pulizia e sono stati tagliati quei rami che
altrimenti avrebbero ostruito il percorso. Ci viene spiegato che la causa di
ciò è dovuta all'eccezionale fenomeno di galaverna che ha colpito la zona lo
scorso anno, proprio quello che aveva impedito di poter visitare la grotta di
Planina nell'uscita programmata giusto un anno fa.
Dopo un quarto d'ora di passeggiata giungiamo all'ingresso
della grotta. Maestoso, impressionante, una parete di roccia di un centinaio di
metri con un'apertura ad arco alla sua base, da cui esce il fiume.
Il rumore dell'acqua è forte e contribuisce a dare una
sensazione di potenza e di mistero a questo imbocco.
Entriamo. La luce filtra dall'ingresso e si riflette
sull'acqua illuminando fiocamente i primi metri di parete interna, si può
cogliere la vastità dell'ambiente sotterraneo.
Poi inizia il vero buio.. E le nostre torce frontali possono
fare poco per illuminare le pareti delle sale. Gli
"accompagnatori-speleo-senior"
(..ovvero Adriano, Sergio e Gianfranco!) hanno portato dei fari potenti
che permettono di investigare ogni angolo di questa immensità, e la suggestione
è profonda. Oltre alla guida, gli "accompagnatori-speleo-senior" si
mettono a disposizione per spiegare quanto stiamo vedendo, dalla colorazione
delle concrezioni calcaree agli effetti dello stillicidio sulla roccia.
Viene avvistata una colonia di pipistrelli che in questo
periodo sono ancora dormienti, ma sono macchioline talmente piccole sul
soffitto alto che è difficile rendersene conto. Ad un certo punto il percorso
si addentra in una breve galleria, scavata dai militari negli anni intorno alla
prima guerra mondiale, e si sbuca alla confluenza dei due fiumi: il Rak e il
Pivka. Proseguiamo nel sentiero che risale per un breve tratto il Rak alla
ricerca di quel rarissimo anfibio che di nome fa proteo. Quello della grotta di Planina è infatti uno
dei pochissimi luoghi in cui vive questa specie così particolare di anfibio, un
tempo creduta un cucciolo di drago. La soddisfazione è palpabile quando una
delle torce che setacciavano il fiume illumina la creatura, che si agita come
un serpentello tra le buie acque della grotta. 2 gli esemplari che siamo
riusciti a scovare, un peccato non potersi avvicinare all'acqua per ammirarli
da vicino, purtroppo non era permesso abbandonare il percorso tracciato.
Usciamo dalla grotta visibilmente gratificati per quello che
abbiamo vissuto.
Prima di un boccone c'è il tempo per una breve visita alla
torre Ravbar. Faceva parte di un tipico castello sloveno del quattordicesimo
secolo. La torre è stata ristrutturata, l'interno è semplice ma regale.
Il tempo di un pranzo al sacco senza fretta e poi si risale
in corriera, destinazione: Valle dei Gamberi, a circa un quarto d'ora da dove
eravamo. Il paesaggio che vediamo scorrere è caratterizzato da un notevole
numero di doline, direi quasi un paesaggio.. "dolinitico"!
Scendiamo al parcheggio di fronte ad un hotel. La Valle dei
Gamberi è qualcosa di unico nel suo genere: una parte del fiume sotterraneo è
venuto alla luce dopo il crollo del soffitto della galleria in cui scorreva. Il
fiume è il Rak, di cui poco prima abbiamo visto la parte terminale e la
confluenza nel fiume Unica. Data la ristrettezza dei tempi a disposizione si è
scelto di percorrere solo in parte la valle, concentrando la passeggiata negli
scorci di maggiore fascino.
Abbiamo seguito il percorso che si inoltrava in mezzo al
bosco e permetteva di attraversare il fiume tramite una pittoresca passerella
in legno.
Proseguendo il sentiero si sale fino ad arrivare ad una
piccola grotta, e, sempre attrezzati di caschetti con luce frontale, abbiamo
potuto entrare un po' per volta e facendo attenzione a non scivolare abbiamo
potuto godere della vista della parete rocciosa a strapiombo sopra il fiume.
Il culmine della bellezza però doveva ancora arrivare.. Il
sentiero ci porta fino ad un arco naturale di pietra (Mali Naravni Most): uno
scenario da favola, alto più di 50 metri dal corso d'acqua sottostante.
E' stato generato dallo sprofondamento in 2 diversi punti
della volta di un'antica enorme caverna sotterranea. I meno stanchi percorrono
la via che porta sulle rive del fiume, fortunatamente percorribile in quanto le
acque sono sufficientemente basse. Lo spettacolo naturale è incredibile e
ripaga indiscutibilmente ogni sforzo di risalita del percorso. La visione delle
voragini dal basso in una giornata così soleggiata è davvero stupenda.
E' ora di tornare. la voglia di rimanere ancora un po' in
questi paesaggi incantati c'è ma per oggi siamo stati appagati, molto. Era
difficile immaginarsi una giornata così bella, così ben organizzata e senza
contrattempi.
Michele e Mauro sono stai così contenti dell'andamento
dell'uscita che hanno chiesto una collaborazione più frequente con il gruppo
speleo, magari di riuscire ad organizzare insieme 2 uscite all'anno, chissà..
Sono sicuro che molti avrebbero piacere!!
Concludo lasciando la parola a un paio di persone che per la
prima volta facevano un'esperienza di grotta non turistica, ho chiesto le loro
impressioni:
"La sensazione che ho avuto è di quanto i tempi
dell'esistenza dell'uomo siano insignificanti rispetto ai tempi della natura,
come nella lenta crescita di una stalattite. Rispetto ad una grotta turistica,
il buio ha esaltato i rumori dell'acqua e l'esplorazione con i fari ha reso
affascinate la ricerca dei particolari. E' stato interessante anche vedere il
bellissimo paesaggio carsico ed è stata la forza della natura a catturare la
mia attenzione, in particolare nel vedere come è stata decimata la foresta a
causa della gelata dell'anno scorso"
"La sensazione per me è stata come di andare a
curiosare nella vita segreta della montagna, andando a vedere quello che in
genere è nascosto agli occhi, alla luce, o meglio si nasconde alla nostra
vista. E' stato come vedere per una volta un mondo segreto, in genere
inaccessibile. Un mondo inaspettato, con i fiumi che scorrono e animali
strani".
Andrea Zamboni
foto: Diana Carratta
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