giovedì 15 settembre 2011

Capitolo 1 - TASHKENT, IGOR, UN DESERTO E UNA BORSA DI SOLDI


Arriviamo a notte inoltrata a Tashkent, passando per Mosca. Attraversiamo il cortile dell'aereoporto uzbeko trascinando con noi 2 sacchi ognuno, ogni sacco pesa 23 fastidiosi chili. Siamo inoltre addobbati con altri zainetti, borselli macchine fotografiche.

Reference: -La Venta-Explorazioni Geografiche

Oltre il vuoto cortile dell'aereoporto, una brulicante folla di persone si accalcano contro la ringhiera. Ci addentriamo, trascinando le nostre cose, fra gruppi di tassisti urlanti, venditori con le loro ceste di vimini, autisti di qualche hotel, uomini d'affari, poliziotti, mendicanti. Uno di questi uomini urlanti si chiama Igor, e stringe tra le mani un cartello con scritto "Asia Adventure": l'agenzia concordata con gli amici russi per trasportarci nel primo tratto di viaggio.

Igor conosce due lingue altisonanti e indecifrabili: Uzbeko e Russo. Avvicinandosi a noi ci stringe la mano come una morsa, un sorriso un pò storto sulle labbra, lo sguardo duro, tagliente.-Italianski?- ci domanda con fare diffidente, - “Da”- rispondiamo, sfoderando l'unica parola che conosciamo di russo. Alla risposta affermativa riceviamo in cambio un pezzo di carta con delle scritte in inglese e una borsetta nera piena di un qualcosa di voluminoso e dalla forma squadrata. Nella carta, firmata dal capo spedizione russo, vi è scritto in un'inglese contorto di affidarci a Igor per le prossime 5 ore, il quale ci avrebbe portato attraverso il deserto verso la città di Boysun, dove avremmo passato la notte successiva in attesa del loro arrivo.

Apro la borsetta, contiene un mazzo di circa 400 banconote locali, non un grande valore in realtà, solo un grande volume, considerato che il taglio più grande di banconota esistente in Uzbekistan corrisponde a circa 30 centesimi di euro (misura anti-esportazione di banconote). Con questo mazzo di soldi dovremmo coprire le spese di viaggio per la nostra prossima tappa.
Reference: -La Venta-Explorazioni Geografiche


Carichiamo i bagagli nel furgone e ci lasciamo avvolgere dall'alba di Tashkent. La città scivola via veloce, tra i parchi secchi e i viali trafficati, gli alti edifici delle compagnie di estrazione del gas, circondati ai loro piedi da vicoli scalcinati e insicuri. Le strade d'asfalto rotto e bucato, ci conducono oltre la desolazione della periferia malfamata, sempre più dentro il deserto. Colline secche, immense pietraie sinuose, un calore via via più soffocante, man mano che il sole si innalza. Con Igor nemmeno una parola, comunichiamo a sguardi, a gesti, con non poche difficoltà, a volte il mio goffo gesticolare lo fà esplodere in una risata ruvida, che ben presto rientra. Mentre si destreggia alla guida, su imprevedibili strade di asfalto disgregato, a pezzi, a tratti assente, dove buche o animali in attraversamento rappresentano un incessante e pericoloso intermezzo.

Si leva un vento rovente, e secco. Sulle pietraie ai margini della strada, si colorano di polvere alcune imponenti trombe d'aria, che solcano per brevi tragitti i campi e l'arsura del deserto prima di scomparire magicamente. Spesso incrociamo paesi fantasma, poche baracche bruciate dal sole. Meno di frequente qualche ragazzino con le sue capre, un vecchio pastore a cavallo di un mulo, una coppia di donne vestite di mille colori ai margini di un sentiero desolato, ferme, che attendono chissà cosa. Guardandole viene quasi da domandarsi come sopravvive una tale bellezza in quel vuoto soffocante.

Reference:-La Venta-Explorazioni Geografiche
Miriadi di posti di blocco: ogni confine, ogni passaggio a livello, ogni incrocio, ogni ponte, ogni città; rallentare, farsi squadrare dalla polizia, mostrare i documenti, ascoltare Igor discutere più o meno animatamente, che decide talvolta di allungargli qualche Som per poter ripartire. Da una piega di una collina, raggiungiamo finalmente, a pomeriggio inoltrato Boysun. Igor si ferma su un belvedere con il furgone. La città è adagiata su una conca, circondata dal deserto infinito, qualche colle roccioso la sfiora da un lato, e più in la catene di monti intagliate e nude. Imponenti muraglie lontane, che a tratti si interrompono e a tratti riprendono la loro corsa verticale fino a perdersi nell'orizzonte.  Molte di queste montagne sono di pietra calcarea; un tempo, quando probabilmente qualche immenso ghiacciaio ne lambiva la sommità, è iniziata la corsa dell'acqua nel ventre della terra. Una spinta tettonica irresistibile ha poi innalzato tre longilinei e interminabili muri di roccia che per vari chilometri solcano paralleli questo tratto di Uzbekistan al confine con il Tagikistan.

Reference:-La Venta-Explorazioni Geografiche
Le cavità, di cui queste montagne sono costellate, proseguono ora la loro corsa in cielo, fuoriuscendo prepotenti dalle alte pareti a strapiombo. La nostra meta, Boysun Tau, la più alta di queste muraglie, tesse il suo cammino intorno ai 4000 metri di quota. Dal punto in cui siamo si vede appena. Ma ciò che non può la vista lo fà la nostra immaginazione. Siamo già al galoppo con la mente, nelle viscere della terra, tra la vertigine delle vette e il profondo silenzio ghiacciato delle grotte, avviluppati da un eco lontano dei racconti dei nostri predecessori, che vagarono su quelle altezze più di vent'anni prima in cerca di vuoto.

Igor, con lo sguardo storto, ci interrompe farfugliando qualcosa di incomprensibile. Nell'espressione secca del suo viso, si distingue in modo chiaro la sua terra aspra e imprevedibile. Con un cenno della sua mano capiamo che è ora di andare.


Continua…                      (JeanPierre)

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