Una scrupolosa e difficilissima ricerca negli archivi del gruppo ha riportato alla luce la relazione di un'uscita nella grotta Capura. Soffiata via la polvere dal foglio, ecco cos'è stato trovato scritto...
RELAZIONE USCITA IN CAPURA 22/07/2007
MATERIALE: materiale speleo personale, no corde, no attacchi, no cibo, no voglia, 1 brocca di demenza.
PARTECIPANTI DEL GSP: John, Jean, Anna, Piromane, Damigiana da 15 litri di rosso
Padova ore 20:00
Arriva l’Anna in macchina, con sua madre e rimane subito colpita da questa scena emblematica formata da tre speleo seduti intorno ad una damigiana che provano ad innescare con un tubo una cascata del dolce nettare, mentre sui balconi di via Pescarotto si ammirano alcuni esseri umani dal dubbio sesso che ti richiamano ai loro appartamenti, dai quali fuoriescono rantoli animaleschi e spaventosi.
Con un rostro autocostruito arpioniamo la macchina dell’Anna, che già sgommava sulla via di fuga e costringiamo sua madre a fermare il mezzo. Preleviamo la longilinea speleologa e spieghiamo al genitore, con la precisione dell’ebrezza, la nostra destinazione.
Lasciando erroneamente la donna con la convinzione di essere diretti a Cartura, nella bassa Padovana, ci inscatoliamo tutti e cinque nei tre posti del furgone e partiamo in direzione Capura, nei Colli Berici.
Luogo ignoto ore 21:00
Sbagliamo strada così tante volte che ci ritroviamo su quella giusta.
Andrea sfonda il terzo posto di blocco dei carabinieri, che tentano di fermarci da mezz’ora, avendo notato che la cabina passeggeri del furgone è così piena di cose e persone da sembrare un quadro di Picasso.
Fosso ore 21:30
Andrea va fuori strada con il furgone.
Colli Berici ore 22:00
Inspiegabilmente raggiungiamo la fattoria dove dobbiamo lasciare il mezzo e subito cediamo all’irresistibile idea di intrecciare dei cerchi nel grano per simulare un atterraggio alieno.
Poi raccogliamo il materiale e schiamazziamo mentre passiamo di fronte alla casa: avendo avvertito il fattore nel pomeriggio della possibilità di schiamazzi durante la nostra uscita, ci è sembrato obblighevole mantenere la promessa.
Ingresso cava ore 23:00
All’ingresso della cava che contiene a sua volta l’ingresso della Capura, John ha una visione del papa che gli indica la strada corretta da seguire.
Ingresso Capura ore 23:30
Grazie a Benedetto arriviamo all’inizio di quella bestemmia pietrificata che è la Capura, un meandro di un paio di centinaia di metri, con cinque o sei strettoie da cui bisogna estrudersi per arrivare alla sala finale.
Lasciamo aspettare il nostro compagno dal nome altisonante “damigiana da 15 litri di rosso” all’ingresso di una grotta che non fa per lui e ci insinuiamo nel primo sinuoso tratto di fessura.
Metà strada ore 23:50
Vedendo l’Anna guizzare tra le strettoie aiutata dalla sua piccola mole, Andrea mi ricorda ciò che pensa in merito a Gesù Cristo.
Tre quarti di strada ore 24:00
L’Anna paga per il meteorismo di Andrea.
John infila la testa dentro una nicchia e scopre una piccola saletta con un rivolo d’acqua che più in basso si getta in una pozza, mentre osserva pensieroso, mi informa che il posto è sicuramente inesplorato e senza dubbio più fondo di sessanta metri, si arroga quindi il diritto di cambiare nome della grotta in Abisso Scorèsa, in memoria del meteorismo di Andrea.
Sala finale ore 24:10
Dimenticandoci dell’esistenza di un comodo by-pass, imbocchiamo tutti la temibile strettoia finale:
dalle dimensioni di un furetto e mezzo, questa strettoia sbuca fuori nel pavimento della sala e rappresenta il punto in cui vengono convogliate tutte le acque della grotta.
Mentre passavamo uno ad uno notai la gente prendersela di volta in volta con santi ed entità diverse a seconda del problema che incontravano e subito mi resi conto della possibilità di studiare il fenomeno a fini scientifici tirando Andrea per le gambe nel punto più critico del passaggio.
Mangiamo e fumiamo, non vedendo arrivare John, notiamo che da tre quarti d’ora era incastrato nella strettoia sotto un vivace getto d’acqua. Andrea fa il giro dal by-pass per prenderlo da dietro, io lo prendo subito da davanti e con molta dolcezza, quasi con erotismo, lo liberiamo da quella imbarazzante situazione senza fargli il minimo graffio. (NB a distanza di anni John porterà ancora sul corpo ben visibili i segni dell’accaduto).
Ritorno ore 24:45
Più o meno è simile all’andata.
Uscita ore 1:30
Troviamo il nostro compagno “damigiana da 15 litri di rosso” che ci aspetta con un piatto caldo, in questi momenti si rivela sempre la persona più insostituibile.
Anna ormai calva si dirige saltellando verso il bosco impazzita per aver passato due ore a strisciare dietro ad Andrea.
Andrea colto da demenza esplorativa prova a forzare una strettoia sulla parete opposta all’ingresso, non vedendo che usciva di nuovo nella cava dopo pochi metri di cunicolo, accortosi dell’errore, senza nessun motivo va in panico e si incastra.
John sentendo una goccia cadere su una lamiera, si convince della presenza di leprecauni all’interno della cava e parte da solo nella ricerca.
Io ebbi una lunga discussione con l’unico rimasto salubre, l’amico “damigiana da 15 litri di rosso”ma alla fine svanì anche lui, da buon speleologo, nei meandri del mio corpo.
JeanPierre
4 commenti:
Bravi! è da un pò che non si vedeva una relazione così ben scritta e dettagliata! eh eh!! :-D
wine for president!
Io la manderei subito in regione a Galan! Sicuramente ci darebbe un contributo straordinario.
JP sei un poeta!
il nobel per la letteratura a JP!!!!
Una domanda affiora tra le circonvoluzioni di quella che una volta fu la mia materia grigia: come abbiamo fatto a sopravvivere nei lunghi mesi in cui il nostro J-P si trovava agli antipodi?
Forse che siamo già morti e non ce ne siamo ancora resi conto?
E leggiamo queste fantasmagoriche righe già essendo noi di sostanza fantasmagorica....
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