mercoledì 4 novembre 2009

Land of hope and dreams

Heaven's waiting on down the tracks
Oh oh come take my hand
Riding out tonight to case the promised land

(Bruce Springsteen)

Dai che tra un po’ sarò fuori da questo scatolone con le ruote a respirare fatica ed autunno, ad arrancare ancora una volta su per quella salita, ancora un po’ di pazienza e le foglie dei faggi scricchioleranno sotto le dure suole dei miei scarponi.
Poi mi guardo intorno e mi chiedo quanti altri vuoti ci saranno dentro a queste montagne, quanti sogni trasportati dall’acqua saranno immagazzinati lì dentro tra le rocce, ascolto il boss che rincorre sogni di gloria sull’asfalto infuocato, cerca come tutti noi una terra promessa fatta di speranza e sogni, e forse è proprio lì, nel cuore della montagna che noi l’abbiamo trovata.
Poi entro in valle: sembra strano, ma nello stesso istante anche la musica del boss cambia e una splendida atlantic city mi accompagna tra i colori dell’autunno offuscati dalle nuvole basse, tra i pennacchi di fumo dei fuochi nel bosco, tra i camini delle poche case che fumano. Mi sembra di essere entrato davvero nel paese d’ottobre di Ray Bradbury, dove tutto è possibile, dove nella malinconia dei pomeriggi che fuggono veloci c’è spazio per il lungo buio della notte dove nascono e vivono i sogni più belli e incredibili.
Capisco che c’è un passaggio tra due mondi paralleli e lì mi infilo con i miei pensieri. So che questo è il luogo dove i sogni possono diventare realtà, che questa è la porta per entrare e che oggi è il giorno giusto per farlo: Halloween!
Poi tutto scorre veloce: la dura salita con Simone, lo zaino più pesante del solito, la casera, il Cica e il Capp che ci aspettano, poi gli altri che arrivano alla spicciolata, minestrone caldo, caffè, e poi la notte che con le sue foschie conserva e culla i nostri sogni.
La splendida mattina che ci sveglia sembra irreale, dipinta nella sua lucida nitidezza, poi i soliti preparativi, i soliti rituali nell’inevitabile confusione della casera, ma oggi sembrano avere un significato diverso, un sapore strano e nuovo.
Qualcuno si mette in strada, qualcuno si sofferma un po’, ma alla fine per tutti inizia un altro viaggio: quello più bello!
Il PE10 è splendido e non ho nessun dubbio a scegliere tra questa straordinaria mattina di luce e il buio dell’abisso: giù! Il richiamo è troppo forte, il denso buio che sale dall’ingresso è troppo invitante, la corda bianca mi tira verso il cuore della montagna. Giulia scende veloce davanti a me, io la seguo a ruota. Mi sento come a casa a percorrere queste strade conosciute, non so cosa sia ma oggi è diverso, diverso da ogni altra punta, sono più rilassato e tranquillo, respiro l’aria umida, sento la polvere della corda secca che scricchiola tra i denti, la solita doccia sotto al 60 mi fa il solletico sul collo.
Ascolto la grotta che parla, la sento respirare e mi pare che oggi abbia voglia di sorridere e capisco che si sta divertendo anche lei con noi, capisco che le cose gireranno per il verso giusto.
Giù alla locanda tutto sembra irreale, aspettiamo tra un the e un piatto di tortellini in un’attesa che si trasforma nella conferma che tutto è possibile solamente quando sentiamo il rumore degli altri. Vedo il Capp e Omar che arrivano, poi tutti gli altri. Sorrido a pensare che la locanda non è mai stata così affollata. Siamo una quindicina qui giù,a quasi 600 metri sotto terra, a qualche chilometro dall’esterno, a una decina di ore dall’uscita, uniti in un sogno che non sembrava possibile, ma che ora sappiamo essere diventato realtà: Isabella e PE sono davvero la stessa grotta!
Qualcuno si butta sotto il poncho, qualcuno riposa in bivacco, chi beve un caffè, chi si pulisce la tuta dal fango, Luciano lascia un ricordo di Michele alla locanda.
Ma è già ora di partire, all’inizio per vie conosciute nel Bortolomiol, e poi per la condotta scoperta da Marco U e Omar: la congiunzione. Poi è tutta Isabella: meandro, saltini, passaggi scomodi (come ha detto Luca: un acceleratore di bestemmie). Ci sgraniamo lungo il percorso, l’unico contatto con gli altri è il tonfo dei sacchi contro le pareti del meandro. Mi piace godermi da solo questo tratto di grotta e penso alla prima volta che Michele e Luciano l’hanno percorso in discesa, alle esplorazioni degli altri, alla determinazione di Cesco e di come Isabella si sia presa gioco di lui indicandogli una strada diversa per portarlo chissà dove.
Poi sento gli altri, un ultimo saltino e li vedo seduti in una splendida galleria, il tempo per riposarsi e poi ancora con il sacco su passaggi in frana e ancora gallerie, fino ad un passaggio basso dove l’aria risucchia anche la luce del mio led. Striscio fuori, vedo Francesco con la telecamera, e poi un flash: un sogno che in un attimo si realizza.
In una frazione di secondo il buio che ho respirato per una ventina di ore si mescola con la luce del sole di una mattina d’autunno, col verde intenso dei mughi, col grigio del calcare delle pareti, con l’azzurro del cielo, col giallo dei larici. L’ingresso di Isabella si materializza davanti a me, la Gusela Marini dritta sulla Val del Burt sorride: è fatta!
Il sogno di attraversare la montagna è diventato realtà, sono troppo contento! Troppo!
Guardo le facce stanche degli altri, poche parole, ma si capisce che non serve che ci diciamo cosa stiamo provando. Con loro ho condiviso le mille emozioni dell’esplorazione in PE10, dalle più eccezionali alle più deludenti, freddo, fango, ghiaccio, the, stretto, carburo, soddisfazioni, sacchi pesanti, sogni, acqua, parole, sacchi a pelo bagnanti, teli termici,buio, soprattutto buio, buio da plasmare, da masticare, da schizzare della luce dei nostri sogni.
Non serve parlare, basta l’espressione degli occhi, quasi chiusi dal sonno, increduli, ma accesi di una luce intensa e unica.
Ci svacchiamo all’ingresso e ci scaldiamo ai raggi del sole, c’è tempo per aprire la mignon di prosecco che mi sono portato nel bidoncino stagno fin qui, chiamo Michela: sono all’ingresso di Isabella! Tutti fuori! Splendido! A dopo!
E poi si riparte, ma è ancora lunga, almeno tre ore di strada ci separano dalla casera, prima i passaggi in cengia e poi il pian di Cimia, la parete spettacolare del Pizzoc, il Colsento… un lungo rientro, lungo ma splendido. Un panorama da paura, una giornata autunnale spettacolare, tutto contribuisce a rendere unica questa punta.
E poi siamo in piana di Erera, e qui Paolo e Fabiana ci aspettano tra i mughi, l’abbraccio e lo sguardo di Paolo valgono più di ogni racconto e più di mille parole! Alla fine siamo in casera dove troviamo gli altri … una birra fresca mi ricarica subito le pile! Poi la pasta del Cica, il sorriso di Federica, le chiacchiere, ancora birra, il casino, e poi iniziamo a vedere anche gli altri che arrivano dal PE10 ed è ancora più festa.
Tutti stanchi, ma tutti felici!
Sarà, ma ancora oggi fatico a credere che questo sogno collettivo sia diventato realtà, il fatto di avere percorso la congiunzione tra PE10 e Isabella, non so perché, ma non riesce a rendermelo più reale. Mi sembra ancora impossibile che i sogni di vent’anni di esplorazioni, le fatiche di decine e decine di persone, si siano realizzati in una splendida giornata d’autunno.
E il bello è che il sogno non finisce qui: il respiro della grotta continua a portarci sempre più in giù, sempre più in là, sempre oltre a qualche fessura impraticabile, alla base di un pozzo dove l’acqua sparisce tra i sassi, oltre un traverso dove occhieggia l’imbocco di una galleria, dove il buio è più buio di quanto si possa solo immaginare.

Un grazie a tutti quelli che hanno reso possibile questa traversata: molti l’hanno immaginata e sognata (Cesco in particolare), qualcuno è riuscito realizzarla, altri come noi a percorrerla, ma forse questa non è nemmeno la cosa più importante.

In grotta c’erano:
Anna, Cristina, Giulia, Luca, Andrea, Francesco, Marco U, Simone e Ciccio (PE10 – Isabella)
Cinzia, Luciano, Omar, Enrico, Franco, Walter e Larry (Isabella – PE10)
Ma fuori c’erano molti altri: il Cica, Bepi, Giulio, Domenico, Paolo,Fabiana, Tony, Federica, Gianni e i ragazzi del soccorso alpino di Feltre, e qualcun altro che sicuramente mi sono dimenticato.
Altri avrebbero voluto esserci ma non ce l’hanno fatta per mille motivi.
Un grazie speciale però va a Michele e Stefano, a cui è stata dedicata la congiunzione. Chissà se c’entrano qualcosa con queste due splendide giornate estive? A me piace pensare che una buona parola ce l’abbiano messa. Del resto a Halloween tutto è possibile … e tra ieri e oggi quaranta di centimetri di neve hanno ricoperto le nostre impronte!

Hasta la cueva siempre!

Ciccio

5 commenti:

Giulia ha detto...

Questo racconto descrive le emozioni provate da Ciccio, ma sono anche le mie e sicuramente quelle di tutti gli altri partecipanti, a riprova di come spesso la speleologia unisce i nostri pensieri e i nostri desideri. E la traversata è stata la prova di come anche un fatto che fino all'ultimo sembrava al tempo stesso vero e surreale possa materializzarsi e lasciarci senza parole di fronte al sole al di là di tanto buio attarversato.

Cescospeleo ha detto...

È stato proprio stato un finesettimana fortunato, pensando soprattutto alla neve che adesso ricopre quei sentieri, a Isabella perduta e ormai irraggiungibile fino alla prossima estate.
È un viaggio che è difficile pensare reale. Eppure lo è, insegnandoci ancora un volta che la realtà supera la fantasia.

Anonimo ha detto...

"Benvenuto a me, nella città degli angeli;

Ho percorso la tua strada per ore...mi sono imbattuto nel sonno, con agitazioni e tremori,

ho avuto il rimbombo del terremoto nelle orecchie...

ma sarò il primo a lodare il sole, il primo ad elogiare la luna, il primo a tenere il coyote solitario, l'ultimo a liberarlo"....
(Welcome Me, Indigo Girls)

Un abbraccio forte a tutti i compagni di viaggio!!
Andreagsm

Anonimo ha detto...

E dopo di voi... la neve.

Marta

Maui ha detto...

un gran bel racconto di una gran bella avventura! bravo Ciccio e bravi tutti i pianieternisti che da 20 anni rincorrono questo sogno.