lunedì 19 gennaio 2015

ALLA RICERCA DEL TIMAVO & SPELEO FOTO IN SLOVENIA

L’Immacolata si stava avvicinando e un ponte di 3 giorni era una buona occasione per organizzare qualche giretto fuoriporta per andare a vedere e fare qualcosa di diverso.
Tullio ha proposto di andare domenica 7 dicembre all’Abisso di Trebiciano, grotta che si apre sul Carso triestino nell’omonimo paese a circa 150 metri dal confine sloveno. E’ una grotta verticale, di circa 330 metri di profondità che sul fondo intercetta la falda acquifera che, scorrendo verso Duino, riemergerà a giorno, cambiano il nome da Reka (Fiume in sloveno) a Timavo, riprendendo il ruolo di fiume superficiale che aveva perso alle pendici del Monte Nevoso, ove si inabissa scomparendo all’interno delle rocce carbonatiche che costituiscono tutto il complesso del Carso. Il ritrovo è per domenica mattina alle 8.30 in un piccolo parcheggio a Trebiciano. C’è chi parte da Padova la mattina presto (Tullio, Gianfranco, Monica), chi ne ha approfittato ed è partito di sabato passando la notte in un ostello molto carino a pochi km al di là del confine (Andrea, Diana) e chi fortunatamente ha la casa a 1h di macchina da Trieste (Io). In totale, tra membri del G.S.P. e aggregati, siamo in 13. Appena scopro che nel nostro gruppetto c’è anche l’Istruttore Nazionale Michele Tommasi, scherzosamente alzo gli occhi al cielo dal momento che, esattamente un anno fa, è stato tra i miei esaminatori all’esame per Istruttori Sezionali di Speleologia.
Il clima è abbastanza freddo e soffia la Bora (fortunatamente non spira così forte come potrebbe fare).
Ci cambiamo, ci avviamo e imbocchiamo il sentiero che porta verso l’abisso. Percorriamo circa 1 km incrociando persone che vanno in mountain bike o fanno jogging.  

2 intrepidi – Foto Diana Carratta



L’ingresso si presenta come un gabbiotto in cemento che viene aperto solo su prenotazione la prima domenica del mese.

Entrata grotta – Foto Alberto Ciampalini

Inizia la discesa, tutti partono mentre io, Andrea e Diana rimaniamo un po’ indietro per fare foto più goliardiche che artistiche. Abbiamo anche interpretato a modo nostro il motto “puliamo il buio”!



"Puliamo il buio" – Foto Diana Carratta


Scaletta dopo scaletta scendiamo sempre di più. Gli spazi sono grandi, solo una piccola saletta a qualche decina di metri di profondità interrompe la serie di pozzetti tutti allestiti con scalette in acciaio e banchine. La ricerca del Timavo che scorre sotterrano, negli anni ’40 del 1800, era un’esigenza di prima necessità e mi viene male solo a pensare a tutto il lavoro fatto, agli sforzi sopportati e alla fatica che questi primi grandi esploratori hanno dovuto affrontare. La carenza idrica dell’area carsica era molto spinta e la crescente richiesta di acqua per approvvigionare le città e i paesi in espansione era in costante crescita. 


Pozzo su scaletta - Foto Alberto Ciampalini


Non cantar vittoria - Foto Diana Carratta

Dal punto di vista storico, queste scalette sono testimonianza di quelli che sono stati gli albori della speleologia italiana e le motivazioni che hanno spinto i nostri predecessori a portare tutto quel materiale all’interno della grotta (le scalette in legno del 1842 sono state sostituite con quelle in acciaio nel 1983). Arriviamo al fondo e, senza girarmi, capisco subito che è un ambiente enorme da come le urla degli altri speleo che sono nella sala rimbalzano con un eco multiplo sulle pareti rocciose OOOOOHOOOO-oooohoooo-oohoo-oho …..

Mi giro e non vedo nulla… la sala è talmente grande che la mia fioca luce del caschetto non riesce nemmeno a raggiungere la parete opposta (complice anche l’elevata quantità di umidità presente dovuta al numero di persone presenti). Gli altri sono già seduti per terra a rifocillarsi mentre io mi scruto intorno e in alto per tentare di capire quanto cavolo sia grande questo salone. Ci incamminiamo per arrivare alle sponde del “laghetto” che c’è sul fondo, che non è altro il punto in cui la grotta intercetta la falda.


Vista dall’alto del Lago G. Timeus – Foto Tullio Penzo


Per arrivare si scende un’imponente deposito di fango che è costituito dai sedimenti che il “Timavo” rilascia durante le fasi di piena.
Guardando attentamente si possono notare frammenti bianchi di gusci di piccoli bivalvi.
Proviamo a fare qualche fotografia intanto che il gruppetto di testa, che già da un po’ era arrivato nel salone, comincia ad avviarsi per la risalita.

La risalita è stancante per la monotonia degli ambienti più che per il dislivello. Arrivati all’uscita, ci rimettiamo in marcia fino alle macchine dove ci vestiamo e ci salutiamo tutti.
Tutti ripartono in direzione casa mentre io, Diana e Andrea rimaniamo in Slovenia perché l’indomani avremmo avuto un’altra uscita entusiasmante… speleo-fotografie con l’S-Team!
Torniamo tutti e tre all’ostello Ociski Raj, un ostello semplice ma molto accogliente, personale gentile e simpatico, ambiente tranquillo e con una bella vista sul paesaggio montano che ci sta attorno.
Facciamo la doccia, ci cambiamo e mangiucchiamo qualcosina.
Visto che è ancora presto, verso le 17 decidiamo di andare a passare la serata a Trieste. Dopo mille giri e peripezie tra le strade del capoluogo troviamo finalmente posteggio e ci incamminiamo in direzione di Piazza Unità d’Italia dove scopriamo che il Municipio è illuminato da una serie di giochi di luci costruiti appositamente per la facciata del palazzo stesso.
Giriamo per la città, andiamo a vedere il teatro romano, la chiesa dedicata a Sant’Antonio taumaturgo, mangiamo frittelle (come il clima natalizio richiede) e ci fermiamo a bere un aperitivo nello stesso bar dove tutti i giorni ci veniva a prender il caffè lo scrittore Umberto Saba.
Verso le 21 andiamo a mangiare e poi torniamo all’ostello.

Durante l’abbondante colazione arrivano i nostri 2 “condottieri” Sandro e Simona dell’S-TEAM. Diana da appassionata di fotografia è già elettrizzata alla sola presenza di Sandro, Alberto è più composto e ha una gran voglia di fare una bella figura col nostro Fotografo!
Io esco un attimo prima degli altri e comincio a saltare sul trampolino elastico che sta sul giardino dell’ostello, non tanto per riscaldamento muscolare, ma perché era da un bel pezzo che volevo provare uno di quei cosi, troppo divertente!
Si parte. Avremmo fatto sì e no 2 km di macchina, abbiamo parcheggiato l’auto davanti ad una chiesa e iniziato una stupenda passeggiata di un quarto d’ora per arrivare agli ingressi delle grotte, tutte vicine tra loro. Qua l’inverno è arrivato un po’ prima e gli alberi sono completamente spogli, si cammina su un soffice tappeto di foglie secche nel bel mezzo di un bosco affascinate e magico.
La prima grotta che troviamo è la Ocijska Jama (Grotta di Ocizla), un pozzo di poco più di 20 metri, che ha anche un ingresso molto agevole da sotto. Proprio in questo passaggio facciamo le prime foto, Sandro ci dà un po’ di istruzioni, ci corregge alcuni errori e immortala lo spazio sotterraneo in modo incantevole.

Sottobosco con 4 intrepidi speleo a passeggio – Foto Sandro Sedran (S-Team)

Immaginavo ci volesse più tempo e più pazienza dopo essermi letto il “manuale” dello speleo-fotografo di Sandro e invece il tutto è stato molto più semplice del previsto!








Diana si è sbizzarrita a fotografare noi e la cascata da molteplici punti di vista. A 2 passi da questa grotta arriviamo alla splendida Maletova Jama (Grotta della Cascata): uno spettacolare salto d’acqua che si può tranquillamente ammirare dall’alto, ma che si è voluto apprezzare anche dal basso, con discesa su corda, per una resa fotografica migliore.Diana si è sbizzarrita a fotografare noi e la cascata da molteplici punti di vista




Vista della cascata – Foto Sandro Sedran (S-Team)


Poi in un momento di svago mi sono messo ad arrampicarmi su un albero nei dintorni della cascata e puntualmente vengo preso di mira dalla fotocamera di Diana!
Ma non c’è tanto tempo da perdere, c’è la Miškotova Jama v Lokah (Grotta dell'Arco Naturale) ad aspettarci... Che spettacolo! L’ingresso è incredibilmente scenico, gli archi naturali sono imponenti e suggestivi, all’interno della grotta scorre un torrente che lascia sul pavimento calcareo una bella patina gialla. Qua ci fermiamo un po’ di più a fare foto, l’ambiente merita tutto il nostro tempo.
Ci fermiamo dopo un centinaio di metri perché dinanzi a noi si presentano pozze profonde, bisognerebbe proseguire con delle mute e fare canyoning!

E’ stato un peccato non poter proseguire, la grotta era molto affascinante e dai rilievi proseguiva altri 500 m, speriamo di tornarci in un altro momento!

Controluce multiplo – Foto Sandro Sedran (S-Team)

Per completare questa meravigliosa giornata slovena siamo andati a mangiare da Flora, a 2 passi dal confine con l'Italia, abbiamo bevuto la birra artigianale e provato i gustosi piatti di carne slovena, ottimi prezzi e tante risate! Come se non bastasse poco prima di dividerci il sole ci saluta con un tramonto surreale tra gli alberi spogli.

Foto di gruppo – Foto Sandro Sedran (S-Team)


A tavola! – Foto Diana Carratta

Siamo rimasti tutti molto soddisfatti dalle bellezze naturali che si sono presentate ai nostri occhi e rivederle nelle foto di Sandro rimangono ancora più impresse nelle nostre memorie.

Non capita tutti i giorni di avere il piacere di poter collaborare con un fantastico fotografo delle grotte…ma stavolta è capitato…
Grazie!

Alberto e Andrea

- Per il post dell’S-Team: http://www.speleo-team.it/2014/12/ocizla.html
- per le altre foto della giornata con l’S-Team: https://www.flickr.com/photos/33574189@N05/sets/72157649628083276/