IL PARCO DELLE MURA E DELLE ACQUE. NUOVA URBANISTICA E TURISMO
SOSTENIBILI PER PADOVA E IL SUO TERRITORIO
Giornata di Studio – Padova
Palazzo S. Stefano, venerdì 10 novembre 2017
Relazione specifica sul livello
di fruizione riguardante gli Itinerari speleologici
Adriano Menin - Gruppo Speleologico Padovano CAI - Padova
Sotterranea:
«L’interesse turistico di visite
guidate al mondo ipogeo delle Mura»
Punti chiave: mura di Padova;
Padova Sotterranea; consistenza numero di ipogei e loro stato; visitabilità e
percorribilità; progetti di sistemazione in corso; opportunità, idee e proposte
(turismo speleologico d’avventura a basso impatto, percorsi “aerei” e
panoramici); analogie con altre città murate o sotterranee, problemi
Premessa
Padova è al
centro di un interesse turistico secolare di carattere eminentemente culturale
e religioso, che trova nei numerosi capolavori monumentali, storici e d’arte che
essa conserva il suo “target” privilegiato. Le cifre sulle presenze attuali in
città parlano di un incremento costante degli arrivi negli ultimi anni, distribuiti
tutto l’anno, con particolare punte d’afflusso durante la bella stagione.
L’offerta
turistica in materia di Beni Architettonici, Artistici, Storico-Archeologici e
Religiosi della Città del Santo è, in generale, di tutto rispetto in confronto alle
più note mete del turismo classico italiano (Venezia, Verona, Roma, ecc) e si
sta rivelando, con la riscoperta e la rivalorizzazione dei suoi tesori del
passato meno noti (e spesso ingiustamente negletti, seppur rilevantissimi)
un’autentica miniera di nuove opportunità conoscitive e culturali per un
turismo “intelligente” e colto anche se spesso finora, purtroppo, di breve durata.
Padova è potenzialmente
in grado di proporre al visitatore, nel breve periodo, molto di più rispetto a
ciò che finora ha offerto, pur notevole e pregevole. Lo sarà nei prossimi
decenni sicuramente ancora di più, sia in quantità che in qualità, potendo
dispiegare uno straordinario ventaglio di aspetti e tesori urbici mai
considerati, o emersi appieno, finora. Basti pensare, a mero titolo d’esempio
(parlando da speleologo), alla straordinaria valenza che potrebbero
rappresentare i vari siti ipogei della Città, distribuiti un po’ dovunque, tipologicamente
assai diversi tra loro e finora poco noti alla stessa platea dei cittadini: dai
sotterranei di molti palazzi nobiliari (che talvolta si estendono ben oltre il
loro stesso sedime sotto le strade e piazze) alle cripte e ossari delle chiese;
dai cunicoli idraulici sette-ottocenteschi, ai ponti romani e medievali della
città, stesi attraverso le numerose vie d’acque (purtroppo oggi obliterate e
tombate) che un tempo la percorrevano e caratterizzavano e che rendono tuttora
Padova una delle città d’Italia col maggior numero di strutture millenarie
d’attraversamento fluviale, soprattutto romane, ognuna in grado di raccontare
una sua travagliata storia; al vasto numero dei rifugi sotterranei a.a.
novecenteschi, testimonianze di un passato tragico e mai dimenticato; alla
notevolissima realtà ipogea insita nelle sue mura bastionate rinascimentali, di
cui tratteremo in particolare in questa sede.
Non solo: ma
si potrebbe migliorare e potenziare l’offerta culturale-monumentale e
d’ambiente diversificandola e introducendo altre componenti dell’attrazione
turistica che fanno leva su criteri diversi e alternativi rispetto alla mera notorietà
e importanza storico-culturale-artistica acquisita e divulgata nei secoli: ovvero
la suggestione dei siti ed il gusto della loro percorribilità e godibilità allo
stato primordiale, o per così dire, “grezzo”. Si tratta di un criterio alternativo
(non certo nuovo, beninteso) rispetto alle normali forme di visitazione, che
prevede la possibilità di mettere ciascun visitatore nella condizione di
assaporare una piccola avventura, di sperimentare sorpresa e stupore nella “scoperta”
personale di un ambiente sconosciuto, insolito o imprevedibile, sia che si
tratti di un ipogeo come di uno scorcio scenografico o di un tragitto
panoramico, percorsi nello stato in cui essi sono giunti fino a noi
senza particolari manomissioni. Un approccio che punta, nella sostanza, a
lasciare intatto l’aspetto fondamentale di ogni avvicinamento, di ogni
esperienza dettata dalla curiosità: fascino ed emozione. Fascino per il mistero
che accompagna il passato, amplificato dalla suggestione della penombra e del
buio che si attraversa, per esempio, dove non tutto è scontato; o l’emozione
per una vista mozzafiato, mai provata prima, dall’alto di un tratto “esposto” delle
mura. In pratica facendoli diventare (o, meglio, facendoli “sentire”), per una
occasione, essi stessi, in piccolo, “speleologi, escursionisti ed esploratori”
pur nel rispetto di precise condizioni e prescrizioni di sicurezza personali e
ambientali.
Il turismo
cosiddetto d’“avventura” e “sportivo” (notare le virgolette) non è ancora
arrivato nella nostra città in relazione ai Beni Storici e Monumentali che essa
possiede, contrariamente a quanto già avviene in molte parti (cito la cinta del
Castello di Marostica, i percorsi di Ancona Sotterranea, i sotterranei di Osimo
e di Brescia, le grotte di Frasassi e infiniti altri luoghi): cercheremo di
dimostrare in questa sede che è possibile, conveniente e tutto sommato facile,
realizzarlo anche a Padova lungo le Mura, pur trattandosi, per il momento, di
una semplice idea progettuale non ancora definita nei dettagli.
ESAME DEI LUOGHI E ALCUNE PROPOSTE
PROGETTUALI
Il circuito fortificato di Padova,
ricco di ambienti “cavi” al suo interno, ad uso difensivo (casematte, gallerie,
cunicoli, locali di manovra e depositi, condotti idraulici,
gradelle-saracinesche e manufatti di attraversamento vari) si sviluppa, come
detto più volte, per oltre 11
km.
Riferendoci
specificatamente e dettagliatamente al complesso delle cavità artificiali
esistenti attorno (cioè lungo le mura) e dentro la città che sono stati oggetto
delle ricerche di Padova Sotterranea, un quadro sinottico-topografico espone
puntualmente i vari siti esaminati. (Tavola 1)
(Tav. 1) – Quadro sinottico generale dei siti esaminati dal Progetto Padova Sotterranea |
Dell’insieme (33 siti, minori e maggiori,
tipologicamente molto diversi tra loro) non tutti sono suscettibili
attualmente, di essere rivisitati e proposti all’interesse visivo diretto del
pubblico. Escludendo la componente sotterranea propriamente urbana racchiusa
dall’anello delle mura che, pur interessante, esula da questa discussione (9 siti), e concentrandoci solo sul
ventaglio di siti ipogei e para-ipogei contenuti nelle mura (24), esistono allo stato attuale 19 ambiti sotterranei con una rilevanza
“spaziale” apprezzabile, di cui almeno 5
sono già oggi aperti alla percorribilità e “godibilità” pubblica attraverso
visite guidate, attività museali organizzate e spettacoli vari: il bastione Impossibile, il torrione Alicorno, il torrione di S. Giustina e il bastione Buovo
(con la Galleria
di Soccorso sud) e, in parte, il baluardo di S. Croce. (Vedi Tav.1)
Dei rimanenti 14, se ne potrebbero immaginare come
proponibili a medio termine, per una integrale restituzione alla città sotto il
profilo “utilizzativo-turistico” almeno 10.
(Tavola 1-2)
(Tav. 2) |
Li elenchiamo qui
sotto, illustrando sommariamente i primi 8 solo con qualche immagine per
questioni di tempo e di spazio:
1) la porta di Ognissanti (pianterreno e
sotterranei)
foto 1-6:
1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
6 |
2) il bastion Piccolo
foto 7-8:
7 |
8 |
3) il ponte sepolto delle Gradelle di Porciglia
(sott’arco e cunicolo)
foto 9-11:
9 |
10 |
11 |
4) il complesso delle Porte Contarine e il torrione
dell’Arena
foto 12-13:
12 |
13 |
5) il complesso delle Porte Contarine e locali
annessi
foto 14-15:
14 |
15 |
6) il baluardo di S. Prosdocimo
foto 16-17:
16 |
17 |
7 - 8) casematte (2) di cortina del torrione
Alicorno
foto 18-20:
18 |
19 |
20 |
Tratteremo
invece nel dettaglio il caso di due elementi del recinto fortificato di Padova
che, a nostro avviso,meglio si prestano per l’utilizzo sostenibile “essenziale”
che proponiamo (e che, comunque, potrebbe essere esteso anche ad altri
manufatti insiti nelle mura):
9) il torrione
di Pontecorvo
foto 21-24; Tav. 3
10) il
complesso bastionato di Ognissanti (Venier-Castelnuovo-Buovo)
foto 25-26; Tav. 4
TORRIONE DI PONTECORVO
Nel novero
dei propugnacoli turriti, o circolari, della cerchia murata rinascimentale, il
bastione di Pontecorvo rappresenta uno dei più curiosi per la disposizione e
articolazione degli ambienti interni. Le sue casematte e corridoi di collegamento,
pur non particolarmente estesi o volumetricamente elevati, hanno
caratteristiche peculiari sotto i profilo dell’organizzazione degli spazi e
della dotazione di postazioni di tiro rispetto agli altri elementi avanzati
delle mura (bastioni, baluardi) che pure presentano, ciascuno, caratteristiche
proprie. Tecnicamente definito, per la
sua collocazione al vertice di un acuto saliente, come “bastione-puntone” il
manufatto si avvicina, nella conformazione esterna a quello dell’Impossibile,
mentre presenta al cuore una serie di camere collegate che non si ritrova da
nessun’altra parte. (Foto 21-22; Tav. 3)
22 |
23 |
Tav. 3 - Torrione di Pontecorvo - Planimetria |
Ha la pregevole
caratteristica, inoltre, di essere giunto sino a noi pressoché intatto al suo
interno, messo in luce e collegato all’esterno solo in tempi relativamente
recenti, forse intorno al tempo di guerra 1942-45, epoca in cui fu frequentato
come rifugio a.a. Sono riconoscibili piccole o ridotte manomissioni dell’antica
struttura (scassi alle pareti e stesura parziale di un fondo ciottoloso sul
pavimento, qualche scritta vandalica) ma, per il resto si presenta così come
poteva essere visto secoli prima: semi-sepolto da grossi depositi terrigeni (soprattutto
nella parte iniziale); tamponato nelle aperture aeree del soffitto e con
passaggi tra le camere bassi e scomodi. Buio completo, stillicidio moderato
(più intenso in tempi piovosi) formazioni calcaree con accumuli di minute
“perle” argentee di condensa dell’umidità sui soffitti e sottili radici pendule
penetrate dall’alto, danno a questo ambiente l’aspetto cupo e inquietante di
una cavità affatto frequentata, di un luogo occulto abbandonato, di una “grotta”
selvaggia in piena città (vedi video finale).
Nel corso degli ultimi
anni la “grotta” è stata, per i motivi di cui sopra, offerta alla curiosità di
centinaia di persone (opportunamente attrezzate e protette) nel corso di visite
guidate e manifestazioni organizzate dal Comitato Mura di Padova e dal Comune
di Padova: foto 23-24).
E’ stata
inoltre spesso utilizzata a scopo didattico e formativo dagli stessi speleologi
del CAI (corsi di topografia ipogea, esercitazioni, ecc.).
Lasciarla com’è, rispettandone
l’aspetto e lo stato cogliendone a nostro vantaggio i lati “oscuri” e grezzi
per una fruizione intelligente e redditizia nel tempo a costo zero, è, a nostro
avviso, un’opzione da prendere sul serio in considerazione e che raccomandiamo
vivamente all’Amministrazione Pubblica.
23 |
24 |
COMPLESSO BASTIONATO ORIENTALE (BASTIONE
VENIER-CASTELNUOVO-BUOVO)
Situato nell’estremo settore
est della cinta murata rinascimentale, il tratto esaminato, con i suoi 360 metri di gallerie
sotterranee (divise in due segmenti, nord e sud) e oltre 600 metri di percorsi
sommitali attrezzabili (oltre ai camminamenti di ronda, predisposti del
Cinquecento, ancora in gran parte visibili e percorribili) costituisce un
insieme formidabile di manufatti storici collegabili con possibili tragitti
turistici “d’avventura”. (Foto 25-26; Tav. 4)
25 |
Tav. 4) – Fronte bastionato orientale di Padova – Planimetria degli ambienti ipogei (rilievo GSPCAI 2002-2004) |
Esso si compone
di più elementi strutturali distinti: il Ponte delle Gradelle di S. Massimo con
i due salienti panoramici laterali e casamatta interna in quello di ponente; il
bastione sopraelevato del Portello Vecchio (o Buovo); la Galleria di Soccorso sud
con soprastante camminamento di ronda e trabocchetto (pozzo del Ponte Levatoio)
finale; la grande Mezzaluna del Castelnuovo con i suoi 12 merloni; la Galleria di Soccorso
nord, gemella della prima; il bastione Gradenigo o Venier o del Portello Nuovo
con l’adiacente cortina-saliente diretta alla Porta di Ognissanti.
Lungo tutto questo fronte è
possibile immaginare una serie di tracciati ipogei ed esterni, con ingressi ed
uscite differenziate (foto 26)
26 |
Proveremo ad illustrare dinamicamente, in via preliminare
e pratica, questa possibilità con l’aiuto di una registrazione video realizzata
da Alberto Ciampalini del GSPCAI appositamente qualche giorno fa.
Adriano
P.s.
Qui potete vedere l'intervento di Adriano al convegno: