mercoledì 15 novembre 2017

Il nostro intervento al convegno "Il parco delle Mura e delle Acque"



IL PARCO DELLE MURA E DELLE ACQUE. NUOVA URBANISTICA E TURISMO SOSTENIBILI PER PADOVA E IL SUO TERRITORIO



Giornata di Studio – Padova Palazzo S. Stefano, venerdì 10 novembre 2017 



Relazione specifica sul livello di fruizione riguardante gli Itinerari speleologici
Adriano Menin - Gruppo Speleologico Padovano CAI - Padova Sotterranea:

«L’interesse turistico di visite guidate al mondo ipogeo delle Mura»

Punti chiave: mura di Padova; Padova Sotterranea; consistenza numero di ipogei e loro stato; visitabilità e percorribilità; progetti di sistemazione in corso; opportunità, idee e proposte (turismo speleologico d’avventura a basso impatto, percorsi “aerei” e panoramici); analogie con altre città murate o sotterranee, problemi


Premessa
Padova è al centro di un interesse turistico secolare di carattere eminentemente culturale e religioso, che trova nei numerosi capolavori monumentali, storici e d’arte che essa conserva il suo “target” privilegiato. Le cifre sulle presenze attuali in città parlano di un incremento costante degli arrivi negli ultimi anni, distribuiti tutto l’anno, con particolare punte d’afflusso durante la bella stagione.
L’offerta turistica in materia di Beni Architettonici, Artistici, Storico-Archeologici e Religiosi della Città del Santo è, in generale, di tutto rispetto in confronto alle più note mete del turismo classico italiano (Venezia, Verona, Roma, ecc) e si sta rivelando, con la riscoperta e la rivalorizzazione dei suoi tesori del passato meno noti (e spesso ingiustamente negletti, seppur rilevantissimi) un’autentica miniera di nuove opportunità conoscitive e culturali per un turismo “intelligente” e colto anche se spesso finora, purtroppo, di breve durata.
Padova è potenzialmente in grado di proporre al visitatore, nel breve periodo, molto di più rispetto a ciò che finora ha offerto, pur notevole e pregevole. Lo sarà nei prossimi decenni sicuramente ancora di più, sia in quantità che in qualità, potendo dispiegare uno straordinario ventaglio di aspetti e tesori urbici mai considerati, o emersi appieno, finora. Basti pensare, a mero titolo d’esempio (parlando da speleologo), alla straordinaria valenza che potrebbero rappresentare i vari siti ipogei della Città, distribuiti un po’ dovunque, tipologicamente assai diversi tra loro e finora poco noti alla stessa platea dei cittadini: dai sotterranei di molti palazzi nobiliari (che talvolta si estendono ben oltre il loro stesso sedime sotto le strade e piazze) alle cripte e ossari delle chiese; dai cunicoli idraulici sette-ottocenteschi, ai ponti romani e medievali della città, stesi attraverso le numerose vie d’acque (purtroppo oggi obliterate e tombate) che un tempo la percorrevano e caratterizzavano e che rendono tuttora Padova una delle città d’Italia col maggior numero di strutture millenarie d’attraversamento fluviale, soprattutto romane, ognuna in grado di raccontare una sua travagliata storia; al vasto numero dei rifugi sotterranei a.a. novecenteschi, testimonianze di un passato tragico e mai dimenticato; alla notevolissima realtà ipogea insita nelle sue mura bastionate rinascimentali, di cui tratteremo in particolare in questa sede.
Non solo: ma si potrebbe migliorare e potenziare l’offerta culturale-monumentale e d’ambiente diversificandola e introducendo altre componenti dell’attrazione turistica che fanno leva su criteri diversi e alternativi rispetto alla mera notorietà e importanza storico-culturale-artistica acquisita e divulgata nei secoli: ovvero la suggestione dei siti ed il gusto della loro percorribilità e godibilità allo stato primordiale, o per così dire, “grezzo”. Si tratta di un criterio alternativo (non certo nuovo, beninteso) rispetto alle normali forme di visitazione, che prevede la possibilità di mettere ciascun visitatore nella condizione di assaporare una piccola avventura, di sperimentare sorpresa e stupore nella “scoperta” personale di un ambiente sconosciuto, insolito o imprevedibile, sia che si tratti di un ipogeo come di uno scorcio scenografico o di un tragitto panoramico, percorsi nello stato in cui essi sono giunti fino a noi senza particolari manomissioni. Un approccio che punta, nella sostanza, a lasciare intatto l’aspetto fondamentale di ogni avvicinamento, di ogni esperienza dettata dalla curiosità: fascino ed emozione. Fascino per il mistero che accompagna il passato, amplificato dalla suggestione della penombra e del buio che si attraversa, per esempio, dove non tutto è scontato; o l’emozione per una vista mozzafiato, mai provata prima, dall’alto di un tratto “esposto” delle mura. In pratica facendoli diventare (o, meglio, facendoli “sentire”), per una occasione, essi stessi, in piccolo, “speleologi, escursionisti ed esploratori” pur nel rispetto di precise condizioni e prescrizioni di sicurezza personali e ambientali.
Il turismo cosiddetto d’“avventura” e “sportivo” (notare le virgolette) non è ancora arrivato nella nostra città in relazione ai Beni Storici e Monumentali che essa possiede, contrariamente a quanto già avviene in molte parti (cito la cinta del Castello di Marostica, i percorsi di Ancona Sotterranea, i sotterranei di Osimo e di Brescia, le grotte di Frasassi e infiniti altri luoghi): cercheremo di dimostrare in questa sede che è possibile, conveniente e tutto sommato facile, realizzarlo anche a Padova lungo le Mura, pur trattandosi, per il momento, di una semplice idea progettuale non ancora definita nei dettagli.

ESAME DEI LUOGHI E ALCUNE PROPOSTE PROGETTUALI  

         Il circuito fortificato di Padova, ricco di ambienti “cavi” al suo interno, ad uso difensivo (casematte, gallerie, cunicoli, locali di manovra e depositi, condotti idraulici, gradelle-saracinesche e manufatti di attraversamento vari) si sviluppa, come detto più volte, per oltre 11 km.
 
Riferendoci specificatamente e dettagliatamente al complesso delle cavità artificiali esistenti attorno (cioè lungo le mura) e dentro la città che sono stati oggetto delle ricerche di Padova Sotterranea, un quadro sinottico-topografico espone puntualmente i vari siti esaminati. (Tavola 1)

(Tav. 1) – Quadro sinottico generale dei siti esaminati dal Progetto Padova Sotterranea

Dell’insieme (33 siti, minori e maggiori, tipologicamente molto diversi tra loro) non tutti sono suscettibili attualmente, di essere rivisitati e proposti all’interesse visivo diretto del pubblico. Escludendo la componente sotterranea propriamente urbana racchiusa dall’anello delle mura che, pur interessante, esula da questa discussione (9 siti), e concentrandoci solo sul ventaglio di siti ipogei e para-ipogei contenuti nelle mura (24), esistono allo stato attuale 19 ambiti sotterranei con una rilevanza “spaziale” apprezzabile, di cui almeno 5 sono già oggi aperti alla percorribilità e “godibilità” pubblica attraverso visite guidate, attività museali organizzate e spettacoli vari: il bastione Impossibile, il torrione Alicorno,  il torrione di S. Giustina e il bastione Buovo (con la Galleria di Soccorso sud) e, in parte, il baluardo di S. Croce. (Vedi Tav.1)
Dei rimanenti 14, se ne potrebbero immaginare come proponibili a medio termine, per una integrale restituzione alla città sotto il profilo “utilizzativo-turistico” almeno 10. (Tavola 1-2) 

(Tav. 2)

Li elenchiamo qui sotto, illustrando sommariamente i primi 8 solo con qualche immagine per questioni di tempo e di spazio:

1) la porta di Ognissanti (pianterreno e sotterranei) 
foto 1-6:
1
2
3
4
5
6
2) il bastion Piccolo
foto 7-8:
7
8
3) il ponte sepolto delle Gradelle di Porciglia (sott’arco e cunicolo)
foto 9-11:
9
10
11
4) il complesso delle Porte Contarine e il torrione dell’Arena
foto 12-13:
12
13
5) il complesso delle Porte Contarine e locali annessi
foto 14-15:
14
15
6) il baluardo di S. Prosdocimo
foto 16-17:
16
17
7 - 8) casematte (2) di cortina del torrione Alicorno
foto 18-20:
18
19
20
Tratteremo invece nel dettaglio il caso di due elementi del recinto fortificato di Padova che, a nostro avviso,meglio si prestano per l’utilizzo sostenibile “essenziale” che proponiamo (e che, comunque, potrebbe essere esteso anche ad altri manufatti insiti nelle mura):

9) il torrione di Pontecorvo
foto 21-24; Tav. 3

10) il complesso bastionato di Ognissanti (Venier-Castelnuovo-Buovo)
foto 25-26; Tav. 4


TORRIONE DI PONTECORVO
            Nel novero dei propugnacoli turriti, o circolari, della cerchia murata rinascimentale, il bastione di Pontecorvo rappresenta uno dei più curiosi per la disposizione e articolazione degli ambienti interni. Le sue casematte e corridoi di collegamento, pur non particolarmente estesi o volumetricamente elevati, hanno caratteristiche peculiari sotto i profilo dell’organizzazione degli spazi e della dotazione di postazioni di tiro rispetto agli altri elementi avanzati delle mura (bastioni, baluardi) che pure presentano, ciascuno, caratteristiche proprie.  Tecnicamente definito, per la sua collocazione al vertice di un acuto saliente, come “bastione-puntone” il manufatto si avvicina, nella conformazione esterna a quello dell’Impossibile, mentre presenta al cuore una serie di camere collegate che non si ritrova da nessun’altra parte. (Foto 21-22; Tav. 3)

22
23
Tav. 3 - Torrione di Pontecorvo - Planimetria
         Ha la pregevole caratteristica, inoltre, di essere giunto sino a noi pressoché intatto al suo interno, messo in luce e collegato all’esterno solo in tempi relativamente recenti, forse intorno al tempo di guerra 1942-45, epoca in cui fu frequentato come rifugio a.a. Sono riconoscibili piccole o ridotte manomissioni dell’antica struttura (scassi alle pareti e stesura parziale di un fondo ciottoloso sul pavimento, qualche scritta vandalica) ma, per il resto si presenta così come poteva essere visto secoli prima: semi-sepolto da grossi depositi terrigeni (soprattutto nella parte iniziale); tamponato nelle aperture aeree del soffitto e con passaggi tra le camere bassi e scomodi. Buio completo, stillicidio moderato (più intenso in tempi piovosi) formazioni calcaree con accumuli di minute “perle” argentee di condensa dell’umidità sui soffitti e sottili radici pendule penetrate dall’alto, danno a questo ambiente l’aspetto cupo e inquietante di una cavità affatto frequentata, di un luogo occulto abbandonato, di una “grotta” selvaggia in piena città (vedi video finale).
          Nel corso degli ultimi anni la “grotta” è stata, per i motivi di cui sopra, offerta alla curiosità di centinaia di persone (opportunamente attrezzate e protette) nel corso di visite guidate e manifestazioni organizzate dal Comitato Mura di Padova e dal Comune di Padova: foto 23-24).
E’ stata inoltre spesso utilizzata a scopo didattico e formativo dagli stessi speleologi del CAI (corsi di topografia ipogea, esercitazioni, ecc.).
          Lasciarla com’è, rispettandone l’aspetto e lo stato cogliendone a nostro vantaggio i lati “oscuri” e grezzi per una fruizione intelligente e redditizia nel tempo a costo zero, è, a nostro avviso, un’opzione da prendere sul serio in considerazione e che raccomandiamo vivamente all’Amministrazione Pubblica. 

23
24
COMPLESSO BASTIONATO ORIENTALE (BASTIONE VENIER-CASTELNUOVO-BUOVO)
              Situato nell’estremo settore est della cinta murata rinascimentale, il tratto esaminato, con i suoi 360 metri di gallerie sotterranee (divise in due segmenti, nord e sud) e oltre 600 metri di percorsi sommitali attrezzabili (oltre ai camminamenti di ronda, predisposti del Cinquecento, ancora in gran parte visibili e percorribili) costituisce un insieme formidabile di manufatti storici collegabili con possibili tragitti turistici “d’avventura”. (Foto 25-26;  Tav. 4) 

25
Tav. 4) – Fronte bastionato orientale di Padova – Planimetria degli ambienti ipogei (rilievo GSPCAI 2002-2004)
            Esso si compone di più elementi strutturali distinti: il Ponte delle Gradelle di S. Massimo con i due salienti panoramici laterali e casamatta interna in quello di ponente; il bastione sopraelevato del Portello Vecchio (o Buovo); la Galleria di Soccorso sud con soprastante camminamento di ronda e trabocchetto (pozzo del Ponte Levatoio) finale; la grande Mezzaluna del Castelnuovo con i suoi 12 merloni; la Galleria di Soccorso nord, gemella della prima; il bastione Gradenigo o Venier o del Portello Nuovo con l’adiacente cortina-saliente diretta alla Porta di Ognissanti.
            Lungo tutto questo fronte è possibile immaginare una serie di tracciati ipogei ed esterni, con ingressi ed uscite differenziate (foto 26) 


26
         Proveremo ad illustrare dinamicamente, in via preliminare e pratica, questa possibilità con l’aiuto di una registrazione video realizzata da Alberto Ciampalini del GSPCAI appositamente qualche giorno fa. 



Adriano

P.s.
Qui potete vedere l'intervento di Adriano al convegno: