giovedì 9 settembre 2021

IL CORSO NAZIONALE CAVITA’ ARTIFICIALI – CAI SNS

8-11 LUGLIO 2021 CAVAGLIA’ (BI) L’esplorazione sotterranea delle cavità artificiali. Reduce dal primo corso CAI SNS sulle cavità artificiali non posso che riflettere su questa particolare attività oggetto della formazione di tre giorni. Questa è una particolare declinazione delle attività speleologiche, riconosciuta già da molti anni, ma la Scuola Nazionale di Speleologia del CAI propone solo ora un corso dedicato a questo particolare mondo sotterraneo. Non so quale sia il motivo e, sinceramente, neanche me ne importa; resta il fatto che, finalmente, si prova a informare e formare gli eclettici speleo esploratori anche sulle caratteristiche di tali cavità. Io che vengo dal mondo della sicurezza sul lavoro non posso che interessarmi agli aspetti di rischio presenti in tali ambienti. Gli aspetti antropologici legati alle attività lavorative esercitate in cavità artificiali mi interessano enormemente. Ma non è mia intenzione esprimere con queste poche righe, alcun argomento tecnico in materia di sicurezza, o descrizione di attività lavorative dimenticate o ancora esercitate in miniere, pozzi o cave. È mia intenzione, invece, seguire gli elementi emozionali che da sempre mi spingono a visitare certi luoghi. Le cavità artificiali a differenza di quelle naturali, sono ambienti che conservano un fascino particolare. Per me sono dei veri e propri mausolei che custodiscono le memorie di lavori perduti e dimenticati. Sono carichi di malinconia, fanno immaginare le fatiche e le difficoltà di chi vi lavorava. Suggeriscono le condizioni di lavoro dei nostri nonni: poco sicure e malsane. Il fatto poi, che una cavità artificiale, non sia naturalmente ventilata, e raramente sia in equilibrio statico, trasferisce il fatto che certi luoghi, costruiti dall’uomo e dalla sua ostinata necessità di cavar ricchezze dalla terra, conservano le insidie del passato: atmosfere venefiche o possibili crolli e frane. Sono, inoltre, testimoni dell’eterna lotta impari tra l’uomo e la natura. Vivo con rispetto questi luoghi. Li vivo con immagini in bianco e nero, creando suggestioni capaci di farmi anche commuovere. Che essa sia una vecchia miniera esaurita , un tunnel in disuso , un pozzo abbandonato o una cava chiusa, tutti questi ambienti conservano la storia del lavoro dell’uomo. Esplorare queste cavità e documentarle è emozionante e necessario per ricordare e riflettere, per raccontare alle nuove generazioni ciò che non deve e non può essere dimenticato. Le cavità artificiali in ogni loro forma, quindi, sono straordinari luoghi della memoria da scoprire con l’animo dell’esploratore, dell’archeologo, dello storico e del sociologo. Esse son fatte dall’uomo e all’uomo ci riconducono. Alle sue paure, al suo ingegno e alla sua ostinazione o, ahimè anche alla sua fame. Utilizzare tecniche speleologiche, aver attitudine alla frequentazione del buio, fa degli speleo, figure in grado di mantenere accesa la luce della memoria di questi posti e del lavoro degli uomini, anche a monito che non si possano ripetere le condizioni di insicurezza e insalubrità che li caratterizzavano. La mia particolare speranza è che questa attività si affranchi definitivamente dalla speleologia classica in grotta e che possa continuare un processo di identificazione esclusiva anche in seno al CAI e che possa raccogliere sempre più sostenitori variamente orientati all’esplorazione, lo studio e la documentazione di questi luoghi. Marco Romano

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