sabato 12 dicembre 2020

I rami superiori del Castello

 Busa di Castel Sotterra

 Lunedì 7 dicembre insieme ad Alice, Martina, Alberto, Marco R. e Mauro siamo andati in Castello. Per me, ormai, si tratta dell’ennesima volta in quella che penso essere la mia grotta preferita. Per altri, come Mauro, è solo la seconda volta (la prima dopo il corso d’introduzione) in questa dimensione così affascinante e differente dalle altre grotte della nostra regione. 

Dopo la consueta colazione al bar in centro a Montebelluna, ci dirigiamo velocemente alla Presa X (Via Cesare Battisti) sul Montello, questo magico territorio scolpito dall’acqua che ha formato una distesa infinita di dolci doline. Piove, anzi direi come al solito piove, e visto che trattasi di una grotta sicura con ogni regime idrico, ormai ci andiamo quasi sempre con il brutto tempo, quando le altre destinazioni sono più ostiche (dovevamo infatti andare in Dinosauro a girare dei video).
Dopo il solito cambio d’abito e il solito breve sentiero scivoloso, inizia la solita sequenza ormai stampata nella memoria… Sala Saccardo… Schiena d’asino… Pozzetto da 3 metri in libera… Primo pozzo da 8 m (armo veloce di Mauro che sta ancora, nonostante tutto, imparando)… Meandro dove tenersi alti… Sala della Frana… Battesimo… Trivio… Scala… Posto dove ci si sporca… Sala del Caos … Secondo posto dove ci si sporca… Argilloni… Si gira a destra… Presepe.
Arrivati sopra al Pozzo del Vomito, senza dir niente a nessuno mi siedo e improvviso una pausa pranzo alle 11.30: avevo proprio voglia del panino con la soppressa. 

Fuori piove da una settimana e infatti si sente acqua scorrere. Ci dirigiamo quindi verso la nostra destinazione. Alla fin fine, la grottata si tramuta in una vera e propria uscita fotografica, visto che Alberto ha macchina e treppiede, e abbiamo quattro illuminatori. Ma subito si perde la serietà della cosa e diventa una gara di narcisismo a chi diverrà il soggetto delle inquadrature. Lo shooting alla cascatella si conclude molto sobriamente con tante foto identiche in cui variano solo i modelli (ahahahah). Almeno abbiamo tutti una bella fotografia.

Concrezioni dovute alla presenza di cascatelle - Foto: A. Ciampalini


Photobombing - Foto: Marco Fioraso
 
La cascatella prima dell'inizio dei Superiori - Foto: Alice Turatto

Entriamo poi nel vivo della giornata; velocemente mi attacco alla corda che pende dal soffitto e mi dirigo ai Rami Superiori. Dopo poco inizia qualche passaggio strettino, poi una seconda risalita e si sbuca su un meandro simil Argilloni, sfondato al centro dove si apre il canyon dal quale siamo risaliti. Per me “quasi” geologo, questa grotta regala sempre qualcosa in più, rimango affascinato dalla quantità di cose che rubano il mio sguardo. Dapprima si coglie molto bene come questa strana grotta si sia formata: in questa roccia così diversa, un conglomerato, deposta in un periodo particolare, il Messiniano. E camminare su queste strettissime cenge di argilla e sabbia che invitano quasi a scivolare nella stretta forra sottostante… Serve molta attenzione. I depositi poi, oltre che interessanti, sono esteticamente belli: per chi non ne cogliesse le strane geometrie che fanno pensare a chissà che processo geologico, in fondo sono semplicemente delle belle rocce colorate, rosse, giallastre, arancioni, azzurrognole, grigie, biancastre; un arcobaleno spalmato su di questi prismi di argilla tanto belli come esili ed effimeri. 

Sezione stratigrafica in argille con superficie erosiva, laminazioni, ripple e dune - Foto: Alberto Ciampalini

Proseguendo nei Rami di Sinistra, si giunge ad una bella e inusuale concrezione dove una stalagmite e una colata quasi si “baciano”. Proseguiamo poi dove si staccano due diramazioni, percorse tutte e due fino alle stanzette terminali. Dopo una seconda pausa pranzo (in realtà è quasi ora della merenda pomeridiana) facciamo altre foto e iniziamo a tornare sui nostri passi.
Dimenticavo che Marco aveva portato anche un’ocarina e ogni tanto si prodigava a suonarla. Improvvisiamo quindi un video con sottofondo di musica dal vivo. 

Manca "poco" - Foto: Alberto Ciampalini

The kiss - Foto: Alberto Ciampalini
 

Scendendo il primo tratto di corda dal meandro dei Superiori, sento dietro ad una parete il rumore dell’acqua che proviene dalla forra citata più volte prima. Curioso mi arrampico e mi affaccio. Vedo un pozzo e chiedo a Mauro di passarmi un ciottolo. Lo lancio giù e stimo la profodità in circa 5-6 m di profondità. Però è strano... Sì, è strano poiché non so dove vada quell’acqua. Non so se butta sulla cascata di sotto o se si dirige verso una via inesplorata verso gli Inferiori. L’immaginazione scorre, perché dal rilievo non si capisce: i rami in quel punto sono sovrapposti e non esistono delle sezioni. Eppure è così in bella vista, lungo la via “normale” per i Superiori. Boh, non saprei, anche se già mi immagino a piantare un paio di fix e calarmici dentro e accedere al labirinto del Castello, che nasconde sempre nuove vie, forse ovvie, ma talvolta snobbate. Perché alla fin fine si fanno sempre gli stessi percorsi, si dice sempre “vabbè qualcuno avrà già visto”, si pensa sia una perdita di tempo o di tornare magari la volta successiva. E intanto, nonostante tutto, a volte anche in questa classica grotta da corso le novità non mancano. Anch’io, nel mio piccolo qualche progetto esplorativo e di documentazione ce l’avrei, forse è ora di metterlo effettivamente in pratica. 

Veloci torniamo in superficie, tiro su la corda dal pozzo, striscio sulla schiena d’asino, esco all’aria aperta. Ma è già buio, e piove, forse si stava meglio dentro, lontani da tutto e da tutti, lontani dal Covid, lontani da questo 2020 bizzarro, che purtroppo anche durante quella stessa sera ci porta delle brutte e inaspettate notizie. Cambiarsi dopo un giro in Castello è sempre un supplizio: fango dappertutto, non saper dove buttare le robe evitando di sporcare il salvabile. Purtroppo son già le 18.30, quindi nessuna birretta al caldo. Fortunatamente, Marco ha portato delle buone IPA da bere ancora con addosso gli scarponi ricoperti di melma. Il finale di serata non è il massimo visto che il mio omonimo fora lungo la strada di ritorno però, nonostante tutto, ho un bellissimo ricordo di allegria, di aver passato una giornata in grotta senza fregarsene tanto di cosa abbiamo fatto, ma di essere stati in ottima compagnia in un posto che porto nel cuore.

Non si fuma in grotta! - Foto: Alberto Ciampalini


Marco F. (Principe)