venerdì 3 luglio 2020

La scoperta non-scoperta


La storia di cui voglio parlarvi fonda le proprie radici nella leggenda, racconta di eroi intrepidi e temerari che hanno rischiato la propria vita attraversando lande sconosciute (mica tanto) e di poveri ingenui raggirati dal destino. Un fato beffardo, ma che i protagonisti del mio racconto sapranno rigirare a proprio vantaggio.

Beh con un inizio così fa gola anche a me sapere come va la storia... ma la devo ancora scrivere

Tutto ha inizio molti anni fa, ai tempi in cui i racconti si tramandavano ancora oralmente, al tempo degli dei dell'Olimpo, dei signori della guerra e dei re che spadroneggiavano su una guerra in tumulto, il genere umano invocava il soccorso di un erore, per riconquistare la libertà.

Finalmente arrivò Xena, l'invincibile Principessa Guerriera forgiata dal fuoco di mille battaglie.
Scusate non ho resisitito

Tornando seriamente al discorso, tutto ha inizio moltissimi anni fa (8 per l'esattezza) in cui i due eroi di cui sopra, che chiameremo genericamente JeanPierre e Vipera, si sono ritrovati in una landa desolata, isolati dalla civiltà e senza la possibilità di incrociare anima viva per miglia e miglia. Erano ai Castelloni di San Marco, ovvero zona percorsa da sentiero CAI che ogni estate è presa d'assalto dagli escursionisti.
Ebbene, con tutta la loro buona volontà e perseveranza, sono riusciti a perdere il sentiero e a ritrovarsi veramente isolati all'interno di questo mare di crepacci carsici e fratture che danno al luogo un nome che è tutto un programma "Labirinto dei Castelloni di San Marco".
Senza demordere, i due giovani (sì al tempo lo erano) si sono apprestati a percorrere questi canaloni tentando di risbucare sulla "retta via". All'interno di uno di questi, l'occhio da speleologi è caduto ovviamente in un punto che destava curiosità. Un piccolo passaggio buio al di sotto di alcune rocce di crollo. Caspita è una grotta e sembra proseguire! E non c'è nessuna placchetta!

Qui il loro racconto si interrompe bruscamente per quasi un decennio finchè non è lo stesso JP (anzi JP+8anni) a rimembrare l'accaduto e a proporre ad alcuni neo-ex-corsisti di andare la domenica a rivedere quella grotta, sperando che in questi anni nessuno l'abbia trovata, placchettata, rilevata ed accatastata.

Io che scrivo, al sentire la notizia, sono diventato nero d'invidia. "Vedi tu 'sti ex-corsisti! Finito il corso da una settimana e vanno già a fare esplorazione, mentre io (che ovviamente quel week-end non sarei potuto andare) in sei anni di attività non ho mai avuto occasione!" Ovviamente è un'invidia scherzosa. Il gruppo ha bisogno di attività nuova e nuove proposte, soprattutto in questo periodo, e se la grotta continua, bene, ci andrò la domenica successiva.

La domenica in questione un manipolo di seguaci del Gianpietro si sono fiondati su questo massiccio carsico alla ricerca dell'agognato buco (so a che pensate pervertiti). Una distesa di roccia e mughi, karren e mughi, mughi e mughi. Insomma avete capito...
La roccia bianca segnata da imponenti fratture e incisa da profondi campi solcati da manuale che hanno lasciato lame di roccia taglienti come rasoi.
A guardare da fuori sembrerebbe proprio strano non ci fosse qualche grotticina

Karren - Foto M. Nardo
Karren - Foto M. Nardo
Karren. In sfondo le pareti rocciose della Valsugana - Foto M. Nardo


Dopo una giornata di ricerche è proprio alla base di una di queste fratture che finalmente la combriccola ha scorto l'ingresso. La temperatura cala bruscamente, sia perchè la grotta sia apre a circa 1800 mslm sia perchè all'interno di queste alte fratture c'è ancora un'abbondante accumulo di neve e ghiaccio non ancora sciolti (anzi, fusi).

Speleologus burberus - Foto M. Nardo
Speleologus vispus - Foto M. Nardo


Il mercoledì successivo in gruppo ci hanno raccontano di quanto trovato e di quanto girovagato e tribolato per trovare quanto trovato. Da una veloce ricognizione interna la grotta cammina. Un grosso corridoio iniziale impostato su frattura verticale indirizza l'andamento della grotta che sembra poi proseguire. La temperatura interna tendente allo zero, con colate di ghiaccio sulle pareti e stalagmiti che a fine stagione sarebbero sparite per poi riformarsi durante l'inverno. 
La cosa buona è che consultando il catasto, le grotte trovate in quell'area sono tutte situate in zone differenti. E' un buon segno!

L'impazienza sale. Ci organizziamo per tornare una delle domeniche successive per esplorare questa possibile nuova grotta e iniziare il rilievo.

Arrivati sul posto (ovviamente, dopo una giornata a cercare l'ingresso, questo era a 20 metri dalla fine del sentiero dei Castelloni) ci si siamo divisi in due squadre. Una per rilevare da fuori verso un punto concordato all'interno (rilevando anche le piccole diramazioni) e l'altra invece per esplorare il percorso principale rilevando dal punto stabilito in avanti.

Una spaccatura alta circa 15 metri ci sovrastava la testa, con un soffitto completamente piatto dovuto agli strati calcarei perfettamente orizzontali. Le colate e le vele di ghiaccio sulle pareti riflettevano le luci dei nostri caschi. Dopo nemmeno 5 minuti mi sono pentito di non essermi portato la macchina fotografica. 

L'euforia era palpabile, anche se bisognava andare con calma per restituire un rilievo minimamente affidabile. 

Vele di ghiaccio su parete - Foto A. Ciampalini

Per questioni editoriali devo omettere la descrizione dell'esplorazione, sapendo di fare un dispiacere a tanti, ma finirei per occupare eccessivamente spazio e non era questo l'argomento dell'articolo che sto scrivendo. 
Per ora accontentatevi se vi dico che dopo aver rilevato il percorso principale ci siamo imbattuti, dall'alto, in una sala abbastanza grande, raggiunta con una calatina di 7/8 metri. A ridosso della parete destra un piccolo sprofondamenti scendeva di qualche metro. Un'altra saletta che purtroppo termina in frana (anche se si sente leggero scorrimento d'aria).

Ma perchè "scoperta non-scoperta"? Perchè il destino beffardo? Non c'è niente di particolare fino ad ora.

Se volete saperlo basta che guardate le foto sottostanti. (L'immagine a sinistra è un abbozzo di rilievo rifatto "a memoria" in riunione, fatto per mostrare l'andamento generale della grotta, quindi angoli, dimensioni e proporzioni è ovviamente impossibile restituirli corretti).

Schizzo di rilievo
Ingrandimento rilievo

Rilievo completo (da Dimensione Buio)



Esatto... sono la stessa grotta! Abbiamo trovato il rilievo nel libro "Dimensione Buio" del Gruppo Grotte Schio. La grotta si chiama "Complesso della città di roccia". Noi invece l'abbiamo rinominata "Corte Sconta", nome affibiato prima di scopire che era una grotta già visitata.

Ma come? Non era una grotta senza placchetta e posizionata in una zona senza grotte? Eh sì ma succede anche questo. 
Negli anni '70 del secolo scorso non era ancora in uso il "placchettamento" delle grotte e soprattutto, non essendoci il GPS, il posizionamento in carta di un punto non era cosa semplicissima da fare dovendo per forza di cose triangolare la propria posizione traguardando le cime delle montagne. L'errore quindi era dietro l'angolo, anzi proprio all'uscio, un po' come i pisani nel famoso detto toscano (e io sono pisano, quindi occhio).

Il fato beffardo ci ha ingannati, porgendoci su un vassoio una grotta che nuova non era. Però l'emozione dell'esplorazine era vera, perchè nelle nostre menti la grotta era inesplorata. 
Il problema è che, non avendo completato il rilievo abbiamo deciso di lasciare all'interno un paio di piccole corde, in attesa di tornare a finire il lavoro e documentare con un po' di fotografie.

Dal 2018 siamo passati all'estate 2019 ma le disavventure non sono finite. Io, Marco F., e Maurizio ci siamo impuntanti di tornare. Arrivati su, dopo un'ora e mezza di macchina, ci siamo accorti che (colpa mia) ci siamo dimenticati tutta la trousse da rilievo. Grasse risate
Beh confortiamoci con le fotografie... ad agosto il ghiaccio interno alla grotta era completamente sciolto. 
Non c'era nemmeno una stalagmite... @#!!/<ç§**
Con le pive nel sacco ed io anche con l'incazzatura sopra i capelli ce ne siamo tornati a casa.

La grotta torna nell'oblio fino al 2020.
Le attività CAI sono attualmente ancora bloccate a causa del Covid, ma essendo una grotticina molto semplice decidiamo di farci comunque una scampagnata in montagna per andare a chiudere la faccenda in sospeso da ormai due anni. Ormai è una questione d'onore.

Sergio e Marco R. mi supportano con le fotografie mentre Adriano e Mattia si mettono a completare il rilievo. Per questioni di tempo lasciamo incompiuti dua rami che chiudono o che si ricollegano con il percorso principale.

Dopo due anni si conclude quindi la saga di una grotta scoperta per caso, ma scoperta già 40 anni prima. Almeno abbiamo recuperato le due cordine (una semi inglobata nel ghiaccio). 

La nota particolare è che, nonostante fosse giugno, come la prima volta nel 2018, il ghiaccio interno sulle pareti era pressochè inesistente. Qualche stalagmite ancora integra e poco più. Anche all'esterno l'accumulo di neve si è ridotto tantissimo e abbiamo potuto seguire la spaccatura (la stessa su cui si è impostata la grotta, ma andando nel verso opposto) per molti metri. Alcuni tratti a cielo aperto, altri con enormi massi di crollo incastrati tra le pareti verticali.
Come si vede dal rilievo, la grotta ha un andamento sub-orizzontale con corridoi a 90° tra loro, indice del controllo che le fratture hanno sullo sviluppo della grotta; per cui è molto improbabile che ci siano prosecuzioni "verticali". Lo sviluppo e l'allargamento di queste enormi fratture probabilmente è dovuto alla circolazione di aria umida molto fredda, al percolamento di acqua che si ghiaccia sulle pareti durante l'inverno, e al crioclastismo (come dimostrano questi inquietanti blocchi squadrati in bilico e retti con lo sputo, che noi abbiamo ribattezzato "le lapidi").

Sala delle Lapidi - blocchi di roccia "scollati" a causa del crioclastismo che ha allargato le fratture

Ossa di pipistrello(?) in un piccolo passaggio laterale

La galleria principale impostata su un'alta frattura. Vicino all'ingresso si formano colate e stalgmiti di ghiaccio


La galleria principale andando verso il centro della grotta

L'unico tratto su corda della grotta per scendere nella saletta terminale. Un saltino da 7/8 metri



Rabo