martedì 2 luglio 2019

Grottando


La prima uscita ha avuto un inizio un po' particolare, diluviava e ci siamo cambiati sotto la pioggia.
Impacciato non sapevo bene dove mettere la roba a terra e come successivamente metterla addosso a me.
Alla fine dopo check degli istruttori eravamo pronti. Imbrago, maglia rapida, e partendo da destra kroll, rinvio, discensore e longe ci dicevano.
Siamo entrati nella terra già umidi… e ne saremmo usciti fradici.
Le prime strettoie sono state pura esaltazione per il mio spirito. Stavo davvero facendo quello che per anni avevo immaginato ma che credevo distante dalla mia portata, quasi una cosa elitaria.
Così, subito, come per voler scremare la folla, una schiena d'asino con il soffitto a cinquanta centimetri dalla faccia doveva essere attraversata strisciando. La "buca delle lettere". Che ha portato al "battesimo" durante il viaggio di ritorno con una "pittata" di argilla sulla faccia e conseguente espressione idiota nella foto di ricorrenza…

Il battesimo alla "Buca da lettere"
La palestra è stata la prima vera scarica poderosa di quella sensazione che ho scoperto adorare tanto: la
possente unione tra l'impotenza nei confronti del vuoto e il fascino lussureggiante che mi provoca, le vertigini, la concentrazione nel far muovere le mani nel modo giusto e di far fare loro cose altrettanto corrette altrimenti la fine di tutto per sempre…
Le prime salite su corda… non molto lunghe ma totalmente sgraziate perché alle prime armi. Ricordo il traverso e ricordo quella paura di togliere una parte di sicura della mia vita per riattaccarla poco più avanti nel passaggio successivo.
Ecco, guardare il vuoto, il nulla, attaccato a una corda, è una delle sensazioni più appaganti che io abbia mai provato.
Sono bastate poche volte per rendermi dipendente di quella sensazione tanto da non riuscire più a scendere
ma soprattutto a risalire un pozzo senza cercare con gli occhi giù in basso. 
Sempre più in basso nell'abisso della terra le piccole luci degli altri avventurieri che come me erano disposti a rischiare la loro vita pur di trovare anche un solo pizzico di una emozione capace di sprigionare nei loro corpi e nelle loro menti quella sensazione che pervade completamente infondendo VITA.
E godere di questa adrenalinica paura.
Braccia in tensione nei momenti di cambio corda, sospeso nel nulla.
Tutti mi dicono la corda tiene.
Ok cerco di fidarmi.
Risalendo una corda nel vuoto comincio a girare su me stesso privo di quella futile sicurezza che dà il contatto con la parete bitorzoluta e umida. Ma a un certo punto sento che il respiro si fa
più intenso, più la corda flette e più il respiro diventa affannoso. Allora mi fermo sorretto solo da dei piccoli dentini che mordono la corda. E ancora l'ho fatto, ho guardato di sotto cercando di fare più luce possibile come sapendo che la paura del vuoto mi avrebbe dato altrettanta forza e volontà di risalire!
Ho scoperto che sulla corda sei completamente solo. Possono spronarti, dirti di riposare ma sei sempre tu con e contro te stesso.
Ma dopo fatiche, dopo prove e prove per cercare la prestanza ideale, ho realizzato che il mio più grande alleato era lì con me, pronto ad essere sfruttato in qualunque momento...
L'effetto YO-YO!!


 Lorenzo (Fiore)


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