venerdì 12 gennaio 2018

Franco Viviani (antropologo UniPD) a RadioBue.it per i dipinti rupestri di Supang Bita

RadioBue.it, la web radio dell'Università di Padova, mercoledì scorso ha intervistato Franco Viviani, antropologo e professore dell'UniPD che ha accompagnato il Gruppo Speleologico Padovano CAI e il Gruppo Grotte Treviso nella spedizione in Filippine (Sagada '85) e nella pre-spedizione indonesiana sull'isola di Sulawesi nel medesimo anno (Maros '85).

L'intervista riguarda proprio quest'ultima tappa, tornata agli onori della cronaca locale a distanza di più di 30 anni, dopo che pochi giorni fa, lo stesso Viviani, facendo ricerca bibliografica in rete, ha scoperto che una delle grotte esplorate e rilevate in quella di ricognizione speleologica è diventata di importanza mondiale a seguito della datazione di alcune raffigurazioni parietali che vi si trovavano all'interno.

Questi dipinti rupestri sono stati fotografati e accuratamente rilevati dal GSP CAI e dal GGT nel 1985 ma solo nel 2014 a seguito di studi geocronologici eseguiti da un team australiano (pubblicati su Nature e succesivamente da National Geographic) su concrezioni accresciutesi sopra ad alcuni dipinti, è stato possibile accertarne l'antichità. Quasi 40.000 anni. Il che porta questi esempi di arte parietale tra i più antichi al mondo, a differenza di quanto si sapeva prima.

Non mi dilungo perchè la storia della spedizione è riportata già in questo precedente nostro post:
http://gruppospeleologicopadovano.blogspot.it/2018/01/quando-senza-saperlo-abbiamo-rilevato.html

Qui volevo condividere proprio l'intervista video di RadioBue.it e anche il loro post sul sito internet.
articolo RadioBue.it

 

Il titolo del video "Prof. dell'Università di Padova rileva, quasi per caso, dipinti rupestri di 40.000 anni fa"non è completamente esatto, perchè il professor Viviani, come poi spiega lui stesso nell'intervista, non era da solo nella scoperta... con noi del Gruppo Speleologico Padovano CAI e con il Gruppo Grotte Treviso

Rabo (Alberto)

giovedì 11 gennaio 2018

Sempre più Piani Eterni

L’inizio dell’anno è cominciato molto bene per l’attività esplorativa in Piani Eterni. Da ormai quasi tre anni le esplorazioni nelle remotissime zone di Samarcanda, l’estremo limite meridionale del sistema, si erano fermate a causa delle distanze proibitive e della mancanza di squadre che riuscissero a prendersi i giorni necessari per i lunghi campi interni. Inoltre la progressione dalla Locanda del Bucaniere (campo 2, a circa 7 ore dall’ingresso) richiedeva ormai punte di oltre 30 ore verso le zone esplorative, rendendo qualsiasi attività ben poco efficiente (si era arrivati a permanenze di 4 giorni solo per arrivare e tornare da Samarcanda, con tempi effettivi di esplorazione in zona di pochissime ore se andava bene). 

Da anni accarezzavamo il sogno di installare un terzo campo per rendere più umane e fattibili le punte, ma l’inverno scorso la punta organizzata era saltata a causa di una brutta influenza trasmessasi nella squadra prima ancora di entrare.
Quest’anno è andata diversamente e finalmente si è ripartiti col botto. 

Una squadra di ben 10 speleo, provenienti dai gruppi di Padova, Sacile, Ronchi dei Legionari, Tarcento, Proteo Vicenza e Valdagno, è riuscita a entrare in grotta il 3 gennaio dopo aver battuto la pista fino all’ingresso coperto da quasi 2 metri di neve. 

La piana innevata - Foto: A. Benazzato
I piani eternisti - Foto: A. Benazzato
La macchina logistica ha funzionato benissimo permettendo di arrivare in serata alla Locanda dei Bucanieri dove ci siamo fermati per riposare e riorganizzarci. Il giorno seguente una squadra di tre, supportata da 2 sherpa, si è diretta verso Samarcanda con tutto il materiale per installare in Campo 3. Da qui è stato possibile riprendere le esplorazioni del Ramo dei Russi, grande diramazione che parte da Samarcanda con dimensioni corchiane e che ancora una volta non ha deluso: oltre una serie di brevi risalite si è entrati un grande ambiente (la Sala del Fanciullo) dove sia verso monte e che a valle si diramano spettacolari gallerie che continuano imperterrite dove la progressione si è fermata solo per mancanza di tempo. Si sapeva che ci sarebbe stato tanto da fare da quelle parti, ma ormai si parte per chiudere un cantiere e si torna con troppi altri fronti aperti. 

il nuovo campo avanzato - Foto: A. Benazzato
Foto: A. Benazzato
Foto: A. Benazzato
Foto: F. Felici
Mentre la squadra dei tre si cimentava nell’esplorazione delle zone più remote, i rimanenti sette hanno portato avanti una serie di cantieri che erano rimasti in sospeso negli anni scorsi nei pressi del campo 2. In particolare si è riusciti ad aprire la frana al limite estremo della grande forra di CUC, giungendo a soli venti metri dall’esterno, con un aria fortissima. Alcuni blocchi instabili hanno impedito di progredire in sicurezza ma è probabile che da qui si riesca in futuro ad uscire all’esterno, riducendo la progressione fino alla Locanda da 7 ore a una sola!!
 
Altre esplorazioni si sono svolte nella Forra di Pequod che purtroppo chiude su strettoie, mentre si è cercato di scavare un sifone di sabbia che metterebbe in comunicazione le gallerie DC con le Moby Dick, riuscendo così ad accorciare ulteriormente la via verso Samarcanda.
È evidente che nei prossimi anni la presenza del campo 3 renderà possibile intraprendere nuove e più proficue esplorazioni nel settore di Samarcanda, e si spera che i nuovi rami portino alla vera svolta, che sarebbe avvicinarsi all’esterno e magari all’abisso F47 che stiamo cercando di collegare dall’alto. Siamo certi che una volta aperta una via diretta per questi mondi remoti si potranno aggiungere altre decine di kilometri di rilievo al sistema. È solo questione di tempo e perseveranza. 

Foto: L. Rossato
Foto: L. Rossato
Foto: L. Rossato
Foto: L. Rossato
L’attività in Piani Eterni è il frutto di uno sforzo intergruppi e transnazionale. A questo giro hanno partecipato speleologi dei gruppi di Padova, Sacile, Monfalcone, Tarcento, Proteo Vicenza e Valdagno, ma l’attività è sostenuta anche dai gruppi di Feltre, Valdobbiadene, Belluno e Treviso, più tanti speleologi indipendenti. In questa punta in particolare si è avuta una grossa mano dal gruppo Società di Studi Carsici Lindner di Ronchi dei Legionari e da speleologi triestini (del medesimo gruppo) che ci hanno gentilmente alleggerito nella discesa a valle.
L’attività esplorativa si svolge come sempre in collaborazione con l’Ente Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e con il reparto Carabinieri Biodiversità di Belluno. 

Francesco Sauro

giovedì 4 gennaio 2018

Quando (senza saperlo) abbiamo rilevato dipinti rupestri tra i più antichi al mondo

Da "National Geographic" (2014) - Dan Vergano
Riporto qui sotto, per pura semplicità, una mail che mi è arrivata dal nostro Adriano

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Felice Anno a tutti.

Pochi giorni fa l'amico Franco Viviani, l'antropologo che ci aveva affiancato nelle spedizioni nelle Filippine (Sagada'85) e Indonesia-Sulawesi (Maros '85) mi ha trasmesso un interessante articolo apparso nel 2014 sul National Geographic a nome di D. Vergano.

L'articolo (che al tempo mi era totalmente sfuggito, ahimè) parla delle grotte preistoriche istoriate presenti nell'isola di Sulawesi, Indonesia, nella regione di Maros, scoperte oltre 50 anni fa.
Recenti, accurate analisi cronologiche sui depositi associati alle figure porrebbero tali raffigurazioni tra le più antiche in assoluto nel mondo, contrariamente a quanto si riteneva fino al 2014.
L'età sembrerebbe arrivare fino a quasi 40000 anni fa.
 La notizia è di straordinaria importanza per la storia della diffusione ed evoluzione culturale dell'Uomo Sapiens nel mondo.

La cosa assume per noi (per me in particolare, ma anche per i miei compagni di spedizione effettuata in quell'area nel luglio-agosto 1985: Claudio Palma del Gruppo Speleologico Padovano CAI, Tono de Vivo e Nadia Campion del Gruppo Grotte Treviso, e Franco Viviani dell'Università degli Studi di Padova) i contorni di una soddisfazione immensa, dato che una di quelle cavità (assai poco nota e documentata, allora: Sumpang-Bita) fu da noi visitata, esaminata, rilevata nei suoi particolari e pubblicata anni dopo su "Speleologia" (1992). Nessuno di noi poteva immaginare, allora, una tale importanza.

da "Speleologia" (1992)

Per chi fosse interessato ad approfondire l'argomento trasmetto di seguito con wetransfer l'articolo del N.G. e quello del GSP-GGT citato.

Buona lettura!

Adriano Menin
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Se qualche curioso ha voglia di leggersi gli articoli di "Speleologia" (1992) e del "National Geographic" (inglese - 2014) li può scaricare qui: (download disponibile solo per pochi giorni)

Rabo