domenica 15 maggio 2011

The dark side of the world

Tanti pensieri mi hanno fatto compagnia in questo mese e mezzo: “chi me l’ha fatto fare”, fango , fatica fisica, acqua gelida, freddo da battere i denti, sete, paura, sconforto, scleri vari sono stati parte integrante dell’avventura.

Allora sorge spontanea la domanda: “ perché ti sei iscritta al corso d’introduzione alla speleologia?”. Domanda che non solo mi hanno posto parenti, amici e istruttori, ma che io stessa mi sono fatta più volte, soprattutto durante la risalita dai – 200 m in Genziana (penultima uscita del corso). Sinceramente una risposta esauriente non me la sono ancora data, ma pian piano attraverso le 7 lezioni teoriche e le 7 uscite pratiche un mio pensiero me lo sono decisamente fatto. Partiamo dall’inizio. Sarà stato da più di un anno che pensavo di iscrivermi al corso, pur avendo un concetto molto distorto di cosa fosse la speleologia, ma arrivata a marzo… panico!! Mi iscrivo o non m’iscrivo?

Basta! In preda ad uno scatto volitivo e alla poca conoscenza di ciò a cui andavo in contro, mi sono presentata alle iscrizioni in sede C.A.I.. Ebbene sì era giunta l’ora di smetterla di essere una pappetta estrema e iniziare a cambiare… e che cambiamento!!! Io, impedita in tutte le attività fisiche, mi sono lanciata in questa impresa e ne sono uscita un po’ ammaccata, ma decisamente vittoriosa! Spinta dalla passione per la Terra era ora di entrare in diretto contatto con essa ed ammirare quel mondo sotterraneo ancora ignoto ai più che, grotta dopo grotta, lezione dopo lezione, ho iniziato a conoscere ed apprezzare.

Così in questo mese e mezzo l’andare per grotte è diventato l’appuntamento fisso che aspettavo e il tutto è stato condito da un bel gruppo che tra istruttori (e non) e corsisti ha rallegrato sia i momenti in grotta che quelli fuori, alternando un’atmosfera professionale a punte di pura goliardia. Si ok, e quindi? Bella compagnia, bei posti, fatica fisica accettabile e poi? Queste caratteristiche si trovano in molte altre attività, quindi perché proprio speleo? Cosa contraddistingue il mondo ipogeo a tal punto da renderlo unico? Cosa mi ha spinto a tornare ogni settimana al corso?

La grotta porta all’esplorazione prima di tutto di se stessi, nonostante io non sia mai stata sola laggiù, ho avuto l’occasione di passare momenti a contatto con il mio io. In mezzo agli altri, ma in sintonia con me stessa, con le mie emozioni. A questo proposito, all’ultima lezione, la testimonianza virtuale di uno degli istruttori, ma ha lanciato alcuni spunti di riflessione. Francesco diceva che siamo noi a crearci la grotta e che questa vive delle nostre emozioni. Penso sia questo un po’ il succo della speleologia e che la ricopre di fascino. Senza gli speleologi le grotte ci sarebbero ma non esisterebbero e questo mondo celato, direi quasi per fortuna, alle grandi masse fa emergere la parte più profonda ed emotiva di noi e la grotta stessa vive di noi e con noi.

 ....perché proprio speleo?
 
Una delle sensazioni più ricorrenti è stata quella che il tempo quasi si fermasse, anzi scorresse con leggi diverse e inoltre mi sembrava di staccarmi un po’ dalla vita di tutti i giorni, che pur bella che sia, porta con sé numerose preoccupazioni e la grotta dà la possibilità di portarle dentro con noi e di lasciarle in fondo ai pozzi finali o di “parcheggiarle fuori” e se si ha voglia di recuperarle all’uscita, perché se no così appesantiti dalla propria quotidianità come si fa a risalire in superficie? Con l’uscita finale in Abisso di Viganti si è concluso il corso, che mi piace definire come “rito d’iniziazione”, che penso mi porterà a qualcosa di più grande.

Infine sento di rivolgere un potente grazie a tutti e che altro dire … il lato oscuro della Terra prende parecchio!
CAVE ROCKS _\--|
Elisabetta -brian-

1 commento:

Sal ha detto...

The dark side of the mud!