martedì 3 agosto 2010

Buona la prima!


Finalmente ci siamo! La mattinata è fantastica: aria frizzante, sole, cielo terso. All’orizzonte i monti si stagliano nitidi, quasi ritagliati su uno sfondo di carta azzurra. La statale sembra filare dritta dritta nel loro cuore, a cercare un po’ di umido e di buio. Penso a quanti vuoti sono rinchiusi sotto al loro mantello verde, a quanti segreti siano intrappolati tra i loro scheletri di pietra.
La strada mi sembra un elastico, prima si tende agganciata ancora ai pensieri di ogni giorno: Michela, i piccoli, la casa, poi mi lancia via verso il buio dei Piani Eterni, verso i loro segreti.
Così mi trovo con Cesco a casa di Marco e Marta e dopo due chiacchiere e un caffè ci dirigiamo al caoron per posizionare la sonda per il sospirato tracciamento, il lavoro ci porta via qualche ora e poi rientriamo al Boz dove becchiamo anche Simone. Solita birra e panino con pastin e … arrivano gli altri in discesa dalla casera, così ci “tocca” un’ultima birra e poi via davvero!
Poi è strada forestale, porzil, casera, pasta, materiali da preparare, sacchi, corde, zaini: rituali ripetuti e ormai consolidati nel tempo.
E alla mattina finalmente è PE10! Basta poco per riprendere confidenza con la grotta, con il suo profumo, col suo respiro, percorrendo luoghi ormai familiari, frazionamenti, passaggi, punti di sosta: un viaggio come sempre, un ritorno a casa, alla Locanda!
E qui si intrecciano speranze, sogni, fatica, nel tentativo di percorrere più strada possibile all’interno della montagna, provando a seguirne il respiro.
Provo a mettere in fila qualcosa di quello che abbiamo fatto:
Il pozzo vuvuzela che ci spara quasi 100 m più sotto dei Bimbi Sperduti, fino a sfiorare i -900, nella speranza di beccare il fantomatico collettore, ma qui l’acqua si prende gioco di noi, chiamandoci da oltre un passaggio impraticabile e facendoci solamente immaginare la via che lei ha scavato nei secoli. Ci riproveremo però, scendendo uno degli altri pozzi lasciati in sospeso!
Il laminatoio TDC che ci fa quasi tirare un sospiro di sollievo quando ci rendiamo conto che chiude: non so chi sarebbe sceso con il materiale per armare un pozzo lì sotto!
Le enormi gallerie di Magor tormentate da faglie, frane, crolli, che sembrano volerci dire che di lì non si passa, che lì solamente il respiro della grotta può permettersi di fare ciò che vuole.
E poi le forre di Moby Dick, altro luogo splendido, dove camini alti anche più di 40 m portano dentro l’acqua dalle creste di Cimia, dove c’è ancora moltissimo da esplorare, sperando di sbucare prima o poi fuori da qualche parte.
Ma è già venerdì ed è ormai ora di timbrare il cartellino per la fine punta e di pensare alla strada che ci separa dall’esterno. Ancora sabbia, sacchi, fango, meandri, acqua, pozzi, e poi la luce che illumina la neve alla base del pozzo d’ingresso: c’è ancora il sole! Un sorso magico di birra e c’è perfino il tempo per scaldarsi con gli ultimi raggi. Un tramonto spettacolare ci accoglie allo spartiacque. Il tempo di telefonare e poi ancora mughi e finalmente casera, minestrone, vino, chiacchiere, grappa.
Anche il rientro a valle è salutato da una giornata eccezionale, tra i preparativi di chi scende e di chi si prepara per la punta in Isabella. Un ultimo sguardo alla piana di Erera e ai Piani Eterni dal porzil e poi giù. Faccio fatica a dirigere il furgone verso Feltre e verso la pianura, mi fermo fuori della valle a guardare ancora una volta su e provo a immaginare l’acqua che scorre dentro alla montagna e penso a quei puntini di luce quasi invisibili che si muovono dentro a una ragnatela di gallerie e pozzi, penso che mai si potrà nemmeno immaginare di esplorarla che rimarrà per sempre solamente regno incontrastato dell’acqua e del buio e sicuramente è giusto che sia così.

Non male come prima punta del campo! quasi 900 m. di rilievo, due nuovi fondi a -870 (pozzo vuvuzela) e -840 (TDC), raggiunto il limite esplorativo a monte di Magor, rilevato ed esplorato tre forre nella zona di Moby Dick (Achab, Pequod, Ismael).
Grazie a Cesco, Mauro, Simone e Omar(vv) che hanno condiviso quest’avventura e naturalmente a Michela che riuscita a sopravvivere alle tre pesti!


Ciccio


Altre foto e racconti su: http://labisso.blogspot.com/2010/08/eterni-piani-eterni.html

3 commenti:

Anonimo ha detto...

splendido veder concatenati i vari aspetti importanti della vita: famiglia,passioni, amicizie, intrecciati e sostenuti l'un dall'altro. Complimenti sinceri a te e alla tua famiglia!

Anonimo ha detto...

Aloha Ciccio!!!Riesci sempre a rendere in pieno le emozioni che provi e a condividerle con chi è rimasto a casa!!Cazzarola, che botta di grotta!!E che bello sapere che non è mai finita!! Un abbraccio, a presto e saluta la maraja casalinga!Andreagsm

Cris ha detto...

stamattina mi hanno detto che i piani eterni sono come la Salerno-Reggio Calabria
...un cantiere sempre aperto...

cris