giovedì 28 maggio 2009

Aspiranti Speleologi Crescono

Il nostro ex corsista Massimilano ispirato dalla sua prima discesa in Spluga della Preta ci racconta com'è andata ..

Si è conclusa con successo la spedizione organizzata da Francesco e Mauro atta a testare e a mettere a dura prova le capacità tecniche e la preparazione fisica maturate finora dai giovani speleoaspiranti freschi freschi di corso. La risposta degli EX corsisti è stata all'altezza delle più elevate aspettative, pronta, sicura ed efficiente. Pochi i coraggiosi che hanno aderito all'iniziativa, i più, timorosi, hanno accampato ogni genere di fantasiose scuse pur di rimandare (solo rimandare mi raccomando!) l'appuntamento con L'Abisso. Ma i prodi che si sono presentati all'incontro ne hanno avuto in cambio la gloria eterna, un posto assicurato nell'Olimpo della speleologia e una grandissima soddisfazione!
Il team di intrepidi era composto da: due speleologi veri, uno dei quali però era appena tornato dal Messico con una sospetta influenza dei maiali, una giovane coppia di sposini in cerca di avventure, una geologa volonterosa e una intrusa un po' logorroica. Insomma, non si poteva comporre niente di meglio nemmeno pianificandolo a tavolino.
Il destino avverso ha però subito cercato di minare il cammino dei nostri eroi, ed alla base del primo pozzo abbiamo perso purtroppo Francesco, il quale, sia per non contaminare il microclima della grotta causando una moria di pipistrelli, sia per non essere la prima vittima italiana dell'influenza A, non se l'è sentita giustamente di continuare oltre. E' stato già bravissimo ad accompagnarci fin là in quello stato e a risalire da solo. Grazie mille per questo Cesco!


raggio di luce che attraversa il 131


Avendo il fattaccio alterato inesorabilmente l'equilibrio perfetto della nostra squadra di audaci, macchina impeccabile dove ogni pedina giocava un ruolo fondamentale al suo funzionamento, Mauro, il più esperto rimasto fra noi ha dovuto imporre l'arresto una volta giunti alla partenza dell'88. Nonostante il vivace coro di proteste alzatosi fra gli EX corsisti, i quali avrebbero voluto e potuto continuare fino alla valle dell'Adige, il gruppone ha dovuto dare atto alla sua guida che, sia per i ritardi accumulati, sia perchè la Lea, che non l'aveva mai smessa di cantare e di parlare iniziava a diventare un pò pesante, forse sarebbe stato più saggio iniziare la nostra lenta risalita verso l'agognato cielo. Per le 19 eravamo tutti fuori, sani, salvi, felici e magari con una certa voglia di andare un pò più in là la prossima volta...Preta mi sa che ci sei rimasta nel cuore...

Grazie a tutti Francesco Mauro Candida Alice Lea e al gentilissimo Gibi per l'ospitalità.

Massimiliano




il Leader della spedizione

mercoledì 6 maggio 2009

Corsi e ricorsi

Finito! Il corso di introduzione alla speleologia è finito!
A dire la verità un po’ in fondo mi dispiace… È così difficile comunicare a persone estranee il fascino della speleologia. Io ho fatto un percorso diverso, il corso di speleologia per me è stato solo una tappa di un strada che avevo già imboccato e che già conoscevo. Per questo, quando mi trovo a pensare un corso, cerco di immaginarmi che cosa può significare per una persona totalmente estranea trovarsi di colpo di fronte a luoghi così inimmaginabili.
E poi l’impatto con il gruppo speleo: un’accozzaglia di gente, certamente non normale, originale, un po’ matta, simpatica ma spesso anche incomprensibile. Spesso mi chiedo che avrei fatto se mi fossi trovato anch’io qualche anno fa nei panni di un allievo che per la prima volta varca la soglia di un gruppo speleo …molto probabilmente sarei scappato. Certo deve essere un impatto violento, come quando ci si trova per la prima volta a strisciare nel fango o col culo sospeso sopra una voragine di 100 metri. Ed è difficile per un istruttore (che termine orribile) avvicinarsi, guadagnare la fiducia delle persone, trasmettergli qualcosa di vero, non tanto nozioni scientifiche, quanto un modo di vedere il mondo non più “superficiale”, di vivere emozioni intense quanto inutili.
Già, perché, quello che non dicono i manuali, è che la speleologia non è tanto una scienza o uno sport, ma un modo di vedere le cose, di superare le difficoltà, essere curiosi, essere esploratori in qualsiasi cosa si faccia. In fondo anche un modo di vivere, senza voler sentirsi diversi dagli altri, senza pretendere di avere in mano una qualche certezza inespugnabile. È come quando si è in grotta e ci si trova di fronte a un passaggio inesplorato e si sente la voglia di vedere cosa c’è oltre, e poi oltre e oltre ancora: quella sensazione è la speleologia, pura speleologia.
Quest’anno il corso è andato molto bene, gli allievi non si sono certo fatti spaventare dal buio e neppure dai ben più temibili “speleologi”. Per me dirigere un corso è sempre qualcosa di molto emozionante, quasi al pari di trovarmi dall’altra parte del mondo su una montagna inesplorata. Sì, perché confrontarsi con altre persone estranee a questa particolare realtà è come esplorare se stessi, tornare a chiedersi perché facciamo questa strana attività così ridicola agli occhi di molti che non riescono neppure a immaginare che cosa significhi. Il corso ti riempie sempre di motivazioni, nonostante la fatica, le responsabilità, e i dubbi a volte che ciò che ci piace non sia in verità questa gran cosa fantastica.
Ma vi dirò una cosa. Personalmente non sono mai rimasto deluso da un corso, e ogni incontro, ogni allievo mi ha sempre dato qualcosa, un po’ di energia o semplicemente nuove motivazioni per continuare. E così ho visto che è sempre stato anche per il GSP. Quindi il corso è finito… ma ci attendono certamente nuove avventure, nuovi sogni, in compagnia di persone nuove, e tante svolte buie da illuminare per scoprire che cosa c’è oltre, che cosa ci aspetta ancora.
Grazie a tutti

Francesco