venerdì 14 novembre 2008

Dust my Broom

Ieri sera ci siamo trovati a casa nostra con Francesco a sistemare un po’ il rilievo dei Piani Eterni, a collegare poligonali e disegni all’ormai monumentale puzzle delle gallerie nuove:…tra i gormiti di Alvise, che voleva vedere il disegno della grotta che era dentro a quel misterioso tubo e il ciuccio di latte di Mauro, che non voleva dormire…alla fine qualcosa abbiamo combinato.
Poi, davanti a una birra abbiamo iniziato a chiacchierare di grotte, di esplorazione, dei mille progetti di Francesco, di zone inesplorate, io e Michela rapiti ad ascoltare…e sognare...
e stamattina si riparte: sveglia, colazione, cambiare i piccoli, portarli all’asilo, e poi il lavoro, ma i sogni restano lì, nascosti da qualche parte, magari impigliati tra i capelli … e a volte basta un niente per farli saltare fuori.

If your heart is restless and you can't go on
When you're tired and weary, but you can't go on
Well a distant dream is a callin' you
Then there's just one thing that you can do

Yeah, you gotta follow that dream wherever that dream may lead you
You gotta follow that dream wherever that dream may lead
(Bruce Springsteen – Follow that dream)



DUST MY BROOM
L’inconfondibile riff di chitarra del vecchio Elmore si è intrufolato nelle mie orecchie e ha iniziato a scavare nelle pieghe del mio cervello, sta snidando i pensieri umidi di grotta che stanno riposando oziosi: li tira per i capelli, gli fa il solletico sotto le ascelle, li punzecchia sotto le piante dei piedi.
Fuori il serpentone di auto procede lentamente e si unisce ad un fiume ancora più grande regolato da fuochi rossi e verdi. Più su un cielo grigio di nuvole e vento porta il profumo delle montagne, trasporta vapore acqueo che conserva la memoria del suo lunghissimo viaggio. È bello pensare che abbia viaggiato nel cuore della terra, faticando tra meandri e gallerie, prima di lasciarsi trasportare delle onde del mare, e poi, ancora più leggero, dal vento. È bello pensare che abbia conservato il sapore del buio delle grotte e lo custodisca gelosamente nella sua memoria liquida.
È proprio quel sapore inconfondibile che quella chitarra elettrica sta facendo uscire dal mio cervello per riportarlo alla mia gola. Non so perché ma questo blues nero e sporco come i sottopassaggi della sopraelevata di Chicago, richiama oggi più di ogni altra cosa, una delle cose che più amo: l’odore e il sapore del buio.
Un blues nato in città, cresciuto tra palazzi, spazzatura, urla e grida di uomini e di donne, tra rabbia e povertà, inchiodato sui muri di legno delle baracche col tetto di cartone, apparentemente distante anni luce dal mondo incontaminato delle più remote profondità della terra.
Eppure sto sognando di scendere giù, ripercorrendo una strada che ormai ricordo in ogni passaggio, una via conosciuta ma sempre nuova, fin lì dove ci siamo fermati l’ultima volta, fino a dove la realtà diventa sogno e dove il sogno è diventato realtà. Dove le tenebre hanno preso la forma di una lunga galleria tappezzata di speranze e certezze, dove il nostro cuore ha corso più forte del nostro cervello fino a perdersi in un dedalo di sogni da vivere.
Sono lì con la mia tuta bagnata, steso sulla sabbia bianca, e guardo il nero di un meandro che va, ascolto l’acqua che parla e cerco di carpire il significato delle parole che sussurra con la sua voce, ascolto …
…ascolto questo blues sparato fuori dalle casse dell’autoradio e mi scopro inscatolato tra vetro e lamiera, intrappolato tra camion e auto: a salvarmi ci pensano la chitarra graffiante e la voce acida del vecchio Elmore, che riescono all’improvviso a schiodarmi dal sedile del furgone e scaraventarmi nel cuore della montagna.
Scintilla elettrica per l’acetilene, rivolo di acqua gelida dentro al sottotuta, urlo di “libera” di un compagno, flash che illumina il buio.
Sogno, esplorazione, fango, rombo di cascate, carburo, minestrone, sacchi, corde.
Tutto converge verso giù, verso il buio, travolto da una piena sotterranea, tutto viene trasportato da un unico collettore di energia, rombante, schiumoso, fino ad esplodere nella luce di una cascata…

ciccio

3 commenti:

Cescospeleo ha detto...

Bello pensare che i nostri sogni di esplorazione in grotta e nel mondo ci possano accompagnare ovunque semplicemente trasportati dalle note di un blues o di qualsiasi altra musica che ci porta in una sorta di altro livello di percezione.
bello saperne scrivere... saperlo raccontare.
Grazie Ciccio

Armando ha detto...

chapeau cco....
...anche se non raggiunge le vette di "A Love Supreme"...
perchè non pubblichiamo anche quello?
aloa...

Anonimo ha detto...

Belllo, anzi bellissimo!!Grande Ciccio!Da pelle d'oca e come al solito sempre troppo scritto bene!Non ho esplorato molto i territori jazz e blues, ma le vibrazioni sono sempre altissime!Un abrazo ai figlioli!